Editoriale
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Guerra Russia-Ucraina

Pacificatori

Registriamo un ampio dibattito, anche interno al mondo cattolico, su cosa sia più opportuno fare in frangenti come questi. È giusto provare una resistenza? Si va incontro a morti inutili?

Pacificatori

Il Papa vuole andare a Mosca. E vuole parlare con Putin, vis à vis. Prima di volare a Kiev, ha detto la scorsa settimana, vorrei incontrare il presidente russo.

Possiamo dire che fa bene. Fa bene a insistere nel cercare di convincere il nuovo zar a rinunciare alla guerra scatenata in Ucraina. Ci riuscirà? Andrà a buon fine il suo tentativo? Troverà ascolto nelle ovattate stanze del Cremlino? Le prossime settimane ce lo diranno.

Intanto registriamo un ampio dibattito, anche interno al mondo cattolico, su cosa sia più opportuno fare in frangenti come questi. È giusto provare una resistenza? Si va incontro a morti inutili? Non sarebbe meglio arrendersi al nemico che tanto ti sovrasta con forze decisamente superiori? Perché ostinarsi nella difesa che appare velleitaria? Ha senso per l’Occidente armare, anche se in maniera difensiva, Zelensky e i suoi? Sono interrogativi aperti, cui appare molto difficile dare risposte che possano essere esaustive per tutti. Ciascuno ha la propria sensibilità, formazione e visione del mondo che deriva dalle esperienze e dai percorsi personali.

Intanto possiamo tentare una ricerca per capire, per comprendere in quale realtà ci stiamo muovendo. Ci può aiutare il Catechismo della Chiesa cattolica. Ai numeri 2307 e seguenti, nel paragrafo dal titolo “Evitare la guerra”, all’interno del capitolo “La difesa della pace” si legge che “tutti i cittadini e tutti i governanti sono tenuti ad adoperarsi per evitare le guerre”.

Poi viene proposta una citazione dal n. 79 della Gaudium et spes: “Fintantoché esisterà il pericolo della guerra e non ci sarà un’autorità internazionale competente, munita di forze efficaci, una volta esaurite tutte le possibilità di un pacifico accomodamento, non si potrà negare ai governi il diritto di una legittima difesa”. Sono quindi elencate tutte le condizioni, al n. 2309, che giustificano la legittima difesa, tra cui “che il danno causato dall’aggressore alla nazione e alla comunità delle nazioni sia durevole, grave e certo”. E al n. 2310 si legge anche che “i pubblici poteri hanno il diritto e il dovere (nei casi di guerra giusta, ndr) di imporre ai cittadini gli obblighi necessari alla difesa nazionale”.

Appare evidente che siamo su un piano assai delicato, un groviglio di questioni di non facile soluzione. Rimane la certezza della profezia, del provarle tutte, come sta facendo papa Francesco, da autentico pacificatore, che va a mani nude, e giunte, a chiedere udienza all’invasore. Con un unico scopo: fare cessare subito la guerra.

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