Editoriale
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Parola di Francesco

Il Papa è anche un abile statista, ma uno statista che si fa guidare dal cuore, dal Vangelo che incarna e ricorda a ciascuno di noi sine glossa, senza mediazioni, per quello che contiene e per la forza del suo messaggio rivoluzionario

Parola di Francesco

Papa Francesco non le manda a dire. Lo sappiamo tutti. Tiene questo atteggiamento dall’inizio del suo pontificato. Lo fa con tutti. Con i potenti della terra e con le persone che saluta a migliaia in ogni occasione pubblica.

Quello che pensa, lo dice. Certo, è anche un abile statista, ma uno statista che si fa guidare dal cuore, dal Vangelo che incarna e ricorda a ciascuno di noi sine glossa, senza mediazioni, per quello che contiene e per la forza del suo messaggio rivoluzionario: «Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano» ( cfr Lc 6,27).

Negli ultimi giorni sono accaduti due fatti di cui diamo conto nelle pagine interne. La prima è quella relativa alla terza edizione degli stati generali della natalità. Nel suo intervento di venerdì 12 maggio, a Roma, Bergoglio non ha fatto sconti a nessuno. Ha ricordato che il tema della natalità è «centrale per tutti, soprattutto per il futuro dell’Italia e dell’Europa».

Poi ha parlato di «sforzo titanico» cui sono costretti quanti decidono di metter su famiglia. Ha aggiunto anche che il futuro è incerto e che le giovani generazioni sperimentano una «sensazione di precarietà», con il lavoro difficile da trovare e da mantenere.

Che fare, allora, per aiutare le donne, spesso messe di fronte al bivio tra carriera e maternità? Ci vogliono politiche lungimiranti per fare fiorire una nuova primavera, per affrontare il problema insieme, per cambiare mentalità: «la famiglia non è parte del problema, ma è parte della sua soluzione». Poi due affondi finali: natalità e accoglienza «non vanno mai contrapposte perché sono due facce della stessa medaglia», ha rimarcato il Pontefice davanti alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Quindi ha distinto la speranza dall’ottimismo.

La prima «è un’azione sociale, intellettuale, artistica, politica nel senso più alto della parola». E i figli «non sono beni individuali», ma «contribuiscono alla crescita di tutti, apportando ricchezza umana e generazionale».

Il secondo momento che vorrei citare è quello di sabato scorso, quando Francesco ha incontrato in Vaticano il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Del loro colloquio non è emerso molto, ma da quel poco si intuisce che il Papa si è raccomandato per la pace, a tutti i costi, come fa di continuo con tanti suoi appelli, e per missioni in favore dei più fragili e dei bambini. Il messaggio delle beatitudini è molto più potente di qualsiasi calcolo diplomatico. E Francesco lo sa molto bene.

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