Editoriale
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La lettera

Pluralismo a rischio

Il sindaco di Cesena ha scritto al Corriere Cesenate in difesa del pluralismo dell'informazione, a rischio dopo l'annunciato taglio dell'omonimo fondo da parte del Governo.

Pluralismo a rischio

Caro direttore,
ti confesso che ho letto con grande preoccupazione il tuo intervento su “Avvenire” del 13 ottobre, così come la prima pagina dell’ultimo numero del tuo giornale che, giustamente allarmato per la sciagurata ipotesi dell’attuale Governo di azzerare il Fondo per l’editoria, titolava “Informazione sotto scacco”.

Già nel 2015 il Movimento 5 Stelle propose di azzerare il Fondo per l’editoria. In quell’occasione, il 16 gennaio, scrissi una lettera ai parlamentari del nostro territorio in cui, tra le altre cose, scrivevo che “la libertà di informazione (parte integrante della libertà di espressione) è un valore fondamentale. Proprio per questo oggi è necessario tenere alta l’attenzione anche su alcune vicende italiane, poiché i loro esiti potrebbero influenzare in modo molto pesante il pluralismo dell’informazione”.

Allora, per fortuna, il rischio fu scongiurato. Ma oggi si ripresenta, e con ancora maggiore forza, dal momento che martedì 16 ottobre la Commissione Bilancio della Camera dei Deputati ha discusso una risoluzione di maggioranza inserita nella nota di accompagnamento al Def in cui si impegna il Governo a un graduale azzeramento, a partire dal 2019, del Fondo pubblico per l’editoria.

Parliamo di un contributo riservato a testate edite da cooperative di giornalisti o da fondazioni o enti morali, comunque senza scopo di lucro e con l’obbligo in statuto di non dividere eventuali utili - sono centinaia di quotidiani provinciali e regionali, quelli delle minoranze linguistiche, delle associazioni dei non vedenti e dei consumatori, oltre a un centinaio tra settimanali e mensili di stampo cattolico, editi da diocesi, come appunto il Corriere Cesenate. Testate che, tutte insieme, garantiscono una capillare informazione di prossimità, vicina ai territori e ai cittadini.

Le testate di informazione locale, come la vostra, svolgono una funzione straordinaria nel raccontare e documentare la vita della comunità, nel mantenere stretto il contatto fra cittadini, istituzioni, rappresentanze associative e sociali, contribuendo ad alimentare il dibattito sui temi quotidiani e sulle prospettive future delle città e dei territori. Il loro ruolo, il vostro ruolo, è prezioso ed insostituibile.

L’azzeramento dei fondi all’editoria porterebbe invece alla chiusura di tutte queste testate, con un duplice, nefasto, effetto: un deficit di libera informazione in decine e decine di province italiane, tra cui la nostra, e la perdita di migliaia di posti di lavoro (se si considerano i numeri del settore e dell’indotto, sono circa diecimila i posti di lavoro che vengono messi a rischio da questa norma: giornalisti, poligrafici, tecnici, edicole, distribuzione, tipografie, collaboratori, agenzie di service, ecc.).

Le misure a sostegno del settore editoriale possono essere sicuramente migliorate, ma non devono essere cancellate. Se riforma deve essere, insomma, che sia, ma a carte ferme e senza mettere in crisi gravissima nessuno.

Per questo il 21 ottobre ho scritto a tutti i parlamentari romagnoli auspicando che il Parlamento, anche grazie al loro lavoro e impegno, faccia valere la propria autonomia e scelga di salvaguardare il pluralismo dell’informazione, pilastro insostituibile di una democrazia liberale.

Paolo Lucchi *
sindaco di Cesena

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