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Comunicazioni sociali

Questione di cuore

Il Papa ci ricorda che la comunicazione è uno strumento per incontrarsi, non per scontrarsi; per dialogare e non per monologare

Questione di cuore

Non è questione di orecchio, scrive papa Francesco nel suo messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali del prossimo 29 maggio. Ma di cuore: quello che manca in tante pagine di giornali, post, stories. E, occorre dirlo, anzi lo dice il Papa: anche in tante comunicazioni ecclesiali.

A mancare è l’altro: per noi giornalisti, chi ci ha dato lo spunto per quell’articolo. Oppure, le persone a cui ci si rivolge scrivendo, parlando o comunicando. Il problema vero, esasperato anche in questo caso dalla pandemia che ha ridotto le capacità di incontro e incancrenito le solitudini, è che dobbiamo spostare noi stessi dall’obiettivo. «Il centro non siamo noi, ma quello che raccontiamo dopo aver visto e ascoltato», come ha efficacemente sintetizzato Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede. Il Papa, dice ancora Ruffini, ci ricorda che la comunicazione «è uno strumento per incontrarsi, non per scontrarsi; per dialogare e non per monologare».

E possiamo anche dare la colpa ai social, alla comunicazione sempre più veloce, al fatto che «oggi si fa così», ma in fondo le parole del Papa non lasciano scuse: «È questione di cuore». Di quanto ti stanno a cuore le persone di cui parli e che ti ascoltano.

Questo il punto: se sono carne da macello, se sono punti di share o audience, allora ascoltarle sarà l’ultimo dei tuoi pensieri. Non il primo. Certo, non è semplice.

L’ecosistema comunicativo oggi è pesantemente influenzato da quella che il Papa definisce infodemia, una quantità enorme di informazioni, punti di vista, idee spesso diffuse solo per avere ritorni mediatici. Scegliere chi ascoltare, a volte, è una necessità.

Certamente, è una scelta etica, per la quale papa Francesco dà preziose indicazioni. Prima di tutto, ascoltare e dare spazio a chi solitamente non ce l’ha e andare oltre i pregiudizi.

L’esempio più lampante sono le migrazioni: quante storie di persone che migrano si leggono sui giornali? E quanto spazio viene invece riservato a chi parla sulle loro teste? La sproporzione è sotto gli occhi di tutti.

«L’ascolto – scrive il Papa – richiede sempre la virtù della pazienza, insieme alla capacità di lasciarsi sorprendere dalla verità, fosse pure solo un frammento di verità, nella persona che stiamo ascoltando. Solo lo stupore permette la conoscenza». Significa mettersi in gioco. Ne vale la pena.

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