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Natalità

Scommetterci sopra

Con un crollo delle nascite del 4,5 per cento rispetto all’anno precedente, ci siamo posizionati al punto più basso in assoluto dall’Unità d’Italia a oggi. Poco più di 420 mila bambini, con una diminuzione di oltre 19 mila unità, cui si sommano oltre 182 mila cancellazioni di cittadini trasferitisi all’estero

Scommetterci sopra

“Se il tempo della diagnosi è finito, la terapia fatica comunque ad avviarsi”. Lo ha scritto il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo su Avvenire di martedì scorso, all’indomani della diffusione dei dati dell’Istituto di statistica sull’andamento demografico nel nostro Paese.

Con un crollo delle nascite del 4,5 per cento rispetto all’anno precedente, ci siamo posizionati al punto più basso in assoluto dall’Unità d’Italia a oggi. Poco più di 420 mila bambini, con una diminuzione di oltre 19 mila unità, cui si sommano oltre 182 mila cancellazioni di cittadini trasferitisi all’estero.

Il nostro Paese invecchia sempre di più. E in maniera impietosa, con cifre che non lasciano scampo. “Un Paese non può continuare a credere di avere un futuro – sono ancora parole di Blangiardo – se conta, come dicono i dati odierni, su un flusso di tre morti ogni due nati”. Davanti a numeri di questa portata chiunque si adopererebbe per adottare misure in grado di invertire una tendenza che pare ormai inarrestabile.

Invece in Italia che succede? Nulla o quasi nulla. Ogni tanto qualche provvedimento da elemosina. D’altro canto, in un recentissimo passato ci si è battuti per il reddito di cittadinanza e quota 100. Due misure che non tengono conto delle famiglie e della loro composizione. Di chi ha prole e di chi lascia dietro di sé un’eredità non solo personale, ma anche all’intera società.

Se il desiderio di avere figli rimane fisso a quota due, le cifre in Italia parlano di un tasso di fecondità a 1,3 per donna. Ci saranno dei motivi per cui si realizza questo scostamento?

Un figlio, alle nostre latitudini, rimane un fatto privato. Quasi un lusso. I ragionamenti che girano sono di questo tenore: Vuoi un figlio? Ti arrangi. Ti sposi? Cavoli tuoi. Fai due figli? Peggio per te. Ne fai tre? Sei proprio pazzo.

Sì, perché oggi circola una mentalità di questo tipo. Nessuno ti aiuta e la vita è una sola.

Allora perché sprecarla sacrificandosi per la famiglia? Perché non godersi viaggi, spiagge, aperitivi e carriera in beata solitudine o al massimo in due, senza vincoli di alcun genere? Chi te lo fa fare? Quali le ragioni per rinunciare a tutto questo bengodi?

La pandemia porterà qualche saggezza in più? Lo verificheremo nel prossimo futuro. Per il momento permangono dubbi. E con essi rimangono anche le perplessità sui sostegni alla famiglia. Sarebbe il caso di aiutare, con coraggiose e poderose politiche familiari (dalla Francia e dalla Germania si può ancora imparare) quei padri e quelle madri che ancora ci credono, si sposano e ci scommettono sopra. Non perché eroici, ma solo perché hanno compreso che la vita è un dono di cui rendere grazie. Ridonandolo

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