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Scommettere sulla famiglia

Siamo sempre più vecchi. Le culle rimangono vuote, in maniera desolante, ma proseguiamo nel leggere dati allarmanti senza prendere coscienza della loro incidenza sugli anni a venire.

Scommettere sulla famiglia

Siamo sempre di meno. E perseveriamo in questa diminuzione da anni. Da troppi anni. E nessuno, o quasi, muove un dito per fermare questa tendenza. Siamo sempre più vecchi. Le culle rimangono vuote, in maniera desolante, ma proseguiamo nel leggere dati allarmanti senza prendere coscienza della loro incidenza sugli anni a venire.

Su queste colonne lo abbiamo ricordato in un’infinità di occasioni. Le politiche familiari non si attuano nel giro di un semestre. Occorrono i decenni per invertire trend come quelli in atto da troppo tempo.

I numeri sono implacabili, ma è come se fossimo analfabeti in materia di politiche per la famiglia. In Italia, nel 2017 ci sono stati 1,32 figli per donna, con un totale delle nascite di poco superiore a 458 mila. Nel 1964 furono più di un milione. In poco più di 50 anni si sono più che dimezzate e il primo saldo naturale negativo è del 1993. Da allora siamo sempre col segno meno. Anzi, siamo in profondo rosso.

Negli ultimi tempi nel nostro Paese si avverte un certo cambiamento. Meno nati al sud e di più nella punta più settentrionale, in Alto Adige. Perché questi mutamenti? La risposta è semplicissima: alcuni aiuti alle giovani coppie, come il famoso bonus bebè che in provincia di Bolzano è di 200 euro al mese, per ogni nato fino ai tre anni, di cui usufruisce il 90 per cento delle famiglie.

Il parroco di San Pietro a Cesena, monsignor Walter Amaducci, mi ha fornito i suoi dati: su una popolazione di 3846 abitanti, con 1674 famiglie, nel 2018 ha celebrato cinque matrimoni e 15 battesimi e ha accompagnato al cimitero 44 defunti. Cifre tremende che si commentano da sole, di fronte alle quali bisognerebbe muoversi subito. Sono numeri che fanno gelare il sangue e che in prospettiva ci inchiodano a un declino obbligato.

Lo dice anche Filippo Pieri, neo segretario regionale della Cisl nell’intervista che proponiamo questa settimana (cfr pag. 10 edizione cartacea), come anche lo aveva affermato a Cesena martedì della scorsa settimana il professor Leonardo Becchetti (cfr pag. 7 edizione cartacea): avanti di questo passo, degli immigrati abbiamo bisogno per questioni economiche, di sopravvivenza.

La famiglia va incentivata, promossa, favorita, con robuste politiche fiscali e di effettivo sostegno. Ma non da domani. Da ieri. Andava già fatto. Invece nulla, perché la famiglia è sempre stata considerata una questione che riguardava i cattolici. Pazzesco. Nulla di più miope.

Il Reddito di cittadinanza non aiuterà in questa direzione. Anzi, c’è già chi pensa a finte separazioni legali per potervi accedere. L’Italia dei furbetti di corto respiro già si ingegna, anziché spendersi per chi sulla vita scommette a prescindere.

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