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Messaggio natalizio del vescovo Douglas

Stupore, silenzio, stella

Auguro di vivere questo Natale secondo tre “S”.

Stupore, silenzio, stella

Auguro di vivere questo Natale secondo tre “S”. La prima “S” è stupore. Ho letto da qualche parte che una volta una figura fissa del presepio ero lo stupito. Lo si poneva abitualmente nel punto più lontano del presepe, ma sempre in direzione della grotta: un piccolo uomo con la mano alla fronte a modo di visiera, che guardava la grotta tutto stupito. G. K. Chesterton ha detto che “il mondo non perirà certo per mancanza di meraviglie, ma di meraviglia”.

Per vivere lo stupore dobbiamo, come dice il Vangelo, ritornare a essere come bambini (cfr Mt 18, 3). È un’operazione di cui non dobbiamo vergognarci. Solo se ritorniamo a essere bambini possiamo stupirci ancora delle cose semplici e belle che ci capitano intorno. È vero che ci sono tante cose brutte. E ne dobbiamo essere consapevoli. Ma ci sono anche cose belle. Per esempio, una di queste è proprio la notizia sempre nuova che in questi giorni ci raggiungerà, attraverso i canti, le musiche, i simboli, le luci; è l’annuncio del Natale: “È nato per voi un Salvatore” (Lc 2, 11).

E possiamo chiederci: perché il presepio non ci stupisce più? Perché non ci riempie gli occhi e il cuore di gioia come una volta quando eravamo bambini? Forse perché abbiamo perso lo spirito dell’infanzia. E questo spirito, se alimentato, permane nel trascorrere del tempo e nel passare delle diverse età della vita.

La seconda “S” è silenzio. Dice la Bibbia che mentre un profondo silenzio avvolgeva ogni cosa, nella notte - a metà del suo corso - la Parola del Signore scese dal suo trono regale in mezzo agli uomini (cfr Sap 18, 14-15); ecco perché celebriamo la nascita di Cristo a mezzanotte. Nel silenzio Dio ha parlato. E nel silenzio l’uomo ascolta.

Dice un bellissimo testo del Magistero della Chiesa: dobbiamo ammettere che abbiamo tutti “bisogno di questo silenzio carico di presenza adorata”; ne ha bisogno “la teologia, per poter valorizzare in pieno la propria anima sapienziale e spirituale”; ne ha bisogno “la preghiera, perché non dimentichi mai che vedere Dio significa scendere dal monte con un volto così raggiante da essere costretti a coprirlo con un velo (cfr. Es 34, 33) e perché le nostre assemblee sappiano fare spazio alla presenza di Dio, evitando di celebrare se stesse”. (…) Ne ha bisogno l’uomo di oggi che spesso non sa tacere per paura di incontrare se stesso, di svelarsi, di sentire il vuoto che si fa domanda di significato; l’uomo che si stordisce nel rumore.

Tutti, credenti e non credenti, hanno bisogno di imparare un silenzio che permetta all’Altro di parlare, quando e come vorrà, e a noi di comprendere quella parola” (Giovanni Paolo II, Lett. ap. Orientale lumen, 16).

La terza “S” è stella. È un altro importante simbolo natalizio. Rappresenta Gesù che la liturgia chiama ‘la stella del mattino’ perché “fa risplendere sugli uomini la sua luce serena” (Exsultet pasquale); indica anche Maria, la vergine che in questo Natale con Giuseppe ci conduce - come la stella cometa - a Gesù; ma è anche la nostra stella; si dice infatti, in gergo, seguire la propria stella!

Auguro che questa stella porti ciascuno a realizzare i sogni di bene, di bellezza e di verità che dimorano nel profondo del suo cuore.

Douglas, vescovo

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