Editoriale
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Natale 2020

Una luce nella notte

"Perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata?"

Una luce nella notte

La domanda è la medesima che ci ha guidato nello stendere le linee pastorali di quest’anno (Non sapete valutare questo tempo?).

Potrà suonare come un rimprovero. In realtà lo fu per gli abitanti di Gerusalemme. È stato Gesù stesso a farlo quando vide la sua città e non riuscì a trattenere le lacrime.

Possiamo immaginare la scena. Il Signore, secondo la narrazione evangelica di Luca, stava per entrare in Gerusalemme. Era l’ultimo suo viaggio nella città santa. Gli erano vicini i discepoli.

Giunto in un punto in cui si poteva ammirare nel suo splendore e nella sua imponenza tutta la città, si fermò e facendo scorrere davanti a sé gli imminenti giorni della passione e della morte, fu preso da un grande sconforto che sfociò in un’amara affermazione: “Non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata” (Lc 19, 44).

L’amara constatazione di Gesù diventa per noi una domanda: e noi riconosciamo nel nostro tempo, in questo tempo di pandemia, la visita del Signore? Ecco, viene il Natale; il Signore viene a visitarci, di nuovo. La liturgia, invitandoci a uscire da una pura e semplice commemorazione storica, ci dice: “Oggi sapete che il Signore viene a salvarci”; “Oggi la vera pace è scesa a noi dal cielo”; “Oggi una splendida luce è discesa sulla terra”. “Che giova a me - riflettevano i Padri antichi - che Cristo sia nato una volta a Betlemme da Maria, se egli non nasce per fede anche nel mio cuore?”. “Dove nasce, nel senso più profondo, se non nel tuo cuore e nella tua anima?”, incalzava sant’Ambrogio.

Riconosciamo che Gesù nasce oggi, affinché noi, oggi, rinasciamo a una vita nuova. Abbiamo bisogno di una rinascita. È ormai un anno che siamo bloccati dal virus invisibile. Ora che stiamo attraversando una seconda ondata della sua virulenza apriamoci alla novità. Cristo viene. Riconosciamolo! E prostriamoci davanti a Lui. Ci chiede di fare nuovo anche questo tempo, così doloroso e complesso. Sostituiamo la paura con la fiducia. Al dolore della morte di un parente o di un amico accostiamo la gioia della nostra fede nel Signore nato, morto e risorto per noi. Nella prospettiva di un futuro incerto non si spenga la speranza che tutto concorre al bene per coloro che amano il Signore (cfr. Rm 8, 28). Dentro alle divisioni sociali scatenate dal virus ponendo spesso gli uni contro gli altri, prevalga il senso dell’unità e della collaborazione e la consapevolezza che siamo tutti sulla stessa barca.

La pandemia non ci impedisca di allestire il presepio in casa nostra, nel nostro giardino, nella nostra chiesa parrocchiale, nella nostra associazione, nelle nostre piazze.

Perché sarà un richiamo: fermatevi! Sostate e ammirate l’amore di Dio: “Come potrei infatti non amare te, quando tu hai tanto amato me? Mi hai amato tanto da dare la tua vita per il gregge del tuo pascolo. Non si può immaginare un amore più grande di questo. Tu hai pagato a mia salvezza con la tua vita” (San Gregorio Nazianzeno).

Siano questi i pensieri per questo tempo tanto contraddittorio, ma carico di potenzialità enormi per un rinnovamento personale e comunitario e per una rinascita della nostra vita ecclesiale e sociale.

Sia questo anche il mio augurio natalizio per tutti.

*vescovo di Cesena-Sarsina

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