IL PUNTO DI VISTA DELLA SETTIMANA
Una via d'uscita
Il diritto alla casa. L’assessore alle politiche sociali del Comune di Cesena, Carmelina Labruzzo, l’ha messo al primo punto, tra quelli da migliorare e concretizzare
Il diritto alla casa. L’assessore alle politiche sociali del Comune di Cesena, Carmelina Labruzzo, l’ha messo al primo punto, tra quelli da migliorare e concretizzare. L’ha detto martedì 7 giugno durante la conferenza stampa con la quale la giunta guidata da Enzo Lattuca ha presentato quanto realizzato in tre anni di lavoro e ha illustrato i progetti in cantiere per il prossimo futuro (cfr. pag. 11 edizione cartacea).
Ne abbiamo parlato in ampiezza la scorsa settimana. All’argomento-casa abbiamo dedicato il Primo piano nel quale abbiamo raccontato anche la vicenda di Giulia, il nome è di fantasia, ma la storia è vera, come abbiamo scritto sette giorni fa. Sì, tutto vero e drammatico. Non ci sono scappatoie quando si verificano certi eventi, durissimi per non poche famiglie, purtroppo.
E che ci sia più di uno che soffre per uno sfratto esecutivo non giustifica e non esime nessuno, noi compresi, da potere e dovere cercare una via d’uscita. Anche alla disperata, ma ci si deve provare. Come si è cercato di fare in questi giorni con contatti e telefonate di diverso tipo.
Senza casa, senza lavoro, senza soldi non c’è dignità. Lo ripete infinite volte papa Francesco, tanto osannato quanto inascoltato. Sì, ma ci sono difficoltà… Come si fa ad agire in questo modo? Perché si è arrivati fino a questo punto? Come mai è accaduto? Non ci si poteva pensare prima? Se uno si trova sull’orlo di un burrone, rimane inutile disquisire sui se e sui ma.
Si va di corsa sul posto e si cerca di tirarlo via dal precipizio. Punto. Senza argomentare, ma agendo in fretta, prima che sia troppo tardi. È vero che l’emergenza è diffusa e i bisogni sembrano superare le possibilità di intervento. In ogni caso, pensiamo, occorre provarci, come sembra stiano facendo alcune persone di buona volontà in queste giornate caratterizzate da non poca tensione.
«È la mia guerra», ci ha detto Giulia nel nostro incontro della scorsa settimana. «Mi sento come se avessi un carro armato puntato contro», ha aggiunto in una delle tante conversazioni di questo periodo.
La guerra, come quella che vediamo tra Russia e Ucraina, può assumere anche sembianze diverse, ma non per questo essere meno violenta. La solidarietà, in questo caso, può risultare più complessa, a tratti anche burocratica, come sanno molto bene quanti operano giorno per giorno sul fronte delle emergenze.
Le buone idee e i buoni propositi camminano sulle gambe delle persone. Anche nostre.
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