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Ottobre missionario

Audaci e creativi nel portare l’annuncio

Ottobre da sempre è mese missionario, è tempo in cui la comunità cristiana si interroga, approfondisce, accoglie il mandato missionario: “Dio cerca uomini e donne coraggiosi, desiderosi di vivere il Vangelo e di donarlo perché altri lo vivano”.

Siamo grati ai missionari che, tenacemente, coi loro sacrifici, la generosità, l’offerta anche della vita annunciano Gesù. Ma di fronte alla crisi che investe tutto il mondo, comunità cristiane comprese, l’evangelizzazione si rivela sempre più necessaria e urgente. È questa convinzione che ci fa continuare a sperare e osare. Ce lo chiede papa Francesco: “Invito tutti a essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi di evangelizzazione” (EG). Ma quali i lineamenti della missione per il nostro tempo? Molti missionari li trovano negli Atti degli Apostoli, nelle storie dei grandi missionari come Francesco Saverio, Daniele Comboni, nelle testimonianze di innumerevoli donne e uomini che, anche nei giorni nostri, donano gioiosamente la vita per il Vangelo. Durante e dopo il Concilio Vaticano II abbiamo vissuto un generoso risveglio di missionarietà e ne abbiamo goduto immensamente.

La Evangelii Nunciandi di Paolo Vl, la Redemptoris Missio di Giovanni Paolo e altri interventi dei Papi e dei Sinodi hanno contribuito a creare il clima entusiasta e generoso di quegli anni.

Ora, senza tralasciare quei documenti, è la Evangelii Gaudium, letta, meditata, pregata, che ravviva il fuoco della missione. Lo ha detto con forza il Papa al Convegno di Firenze: “In ogni parrocchia e istituzione, in ogni Diocesi e circoscrizione, in ogni Regione, cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della Evangelii Gaudium”.

Ecco alcuni suggerimenti di papa Francesco: “Tornare alla fonte e recuperare la freschezza originale del Vangelo”. “Come vorrei trovare le parole per incoraggiare una stagione evangelizzatrice più fervorosa, gioiosa, generosa, audace, piena d’amore fino in fondo. Si tratta di ritornare alle nostre origini: ricordarsi dei primi cristiani, che furono pieni di gioia, ricolmi di coraggio, instancabili nell’annuncio e capaci di grande resistenza attiva”.

Urgono esperienze forti di vita cristiana e coraggio nell’annunzio. Ritornare agli Atti degli Apostoli, fissare l’attenzione sulle prime comunità cristiane, imitarne lo spirito e la pratica, avvicinarsi il più possibile a quelle narrazioni è la sfida proposta. “In ogni parrocchia”: è la parrocchia, soprattutto, “l’ambito dell’ascolto della Parola, della celebrazione del memoriale della Morte e Resurrezione del Signore, della crescita cristiana, del dialogo, dell’annuncio, della carità generosa” (EG).

Dobbiamo saper costituire comunità, anche piccole, unite nella fede, nella celebrazione del giorno del Signore, nell’accoglienza fraterna, nelle collette generose, nella condivisione. Comunità che inviano e fanno festa quando il missionario ritorna. “Tutti chiamati a evangelizzare”.

Il Concilio ecumenico Vaticano II ha rimesso al centro il sacerdozio battesimale: “ogni battezzato è responsabile, nel suo ambiente di vita familiare, di lavoro e di vita pubblica, del Vangelo, di annunciarlo, testimoniandolo con le azioni e le parole” (EG). Il battesimo costituisce tutti missionari. “Stare sempre dove maggiormente mancano la luce e la vita del Risorto”. La missione non chiama solo a “luoghi” geografici, chiama a “ogni luogo”: geografico, sociale e culturale, perché Gesù deve essere annunciato ovunque, nella modalità che ogni “luogo” esige. Come? “La migliore motivazione per decidersi a comunicare il Vangelo è contemplarlo con amore, è sostare sulle sue pagine e leggerlo col cuore” (EG).

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