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Giovani e pandemia

Fra paura e desiderio

A fronte del grande disagio provocato, ingiustamente, dal confinamento, l’adolescente privato dei luoghi di incontro con i pari (scuole in primis, piazze, palestre...), reagisce in modi diversi. Alcune sue azioni gravi le affrontano i pediatri o i neuropsichiatri in ospedale. Sono i tentativi di suicidio, le psicosi profonde e anoressie mentali, le forme critiche di autolesionismo. Altre manifestazioni drammaticamente violente sono sotto gli occhi di tutti : le risse organizzate sui social che si susseguono in varie città, ragazzi a volto scoperto che si aggrediscono incuranti delle possibili gravi conseguenze o di venire identificati mentre compiono reati, oppure la tragedia della piccola Antonella morta nell’emulare una sfida sul social. Altre ancora avvengono nelle famiglie e sono i fenomeni di ritiro, cambiamenti di carattere, disturbi del comportamento, difficoltà alla concentrazione, depressioni, insonnia.

Il sondaggio Ipsos 2021/ Save the Children, ci ripete che questi stati di solitudine, incertezza e scoraggiamento interessano la maggioranza dei ragazzi. La povertà emozionale intesa come mancanza di significato della vita e diffidenza verso il prossimo è una seria richiesta di aiuto che, se non viene accolta, si esprime in comportamenti violenti quali ad esempio il bullismo e cyberbullismo, modi duri e aggressivi per riaffermare che sullo scenario della vita ci sono loro, i ragazzi, e non accettano di essere cancellati.

Ma è soprattutto un grido d’aiuto, la richiesta ancora una volta di incontrarsi, stare insieme, toccarsi e respirare in libertà. Se ci guardiamo attorno con attenzione, vediamo fra loro anche una grande “foresta che cresce”, consapevole e determinata.

In presenza di quasi 5 milioni di italiani con difficoltà alimentari, le associazioni di volontariato quali Banco di solidarietà, dopo aver registrato una grande partecipazione alla colletta con la card, contano ora un gran numero di giovani che vogliono collaborare, ritrovarsi, ascoltare e seguire. Già lo scorso anno, durante le numerose conversazioni on line organizzate nelle scuole per il Donacibo nella nostra città, i ragazzi ci avevano sorpreso per la disponibilità a coinvolgersi e la ricchezza degli interventi ripetuti sui canali social, ma nell’edizione Donacibo di questo anno, vogliono di più. Molti di loro, dando credito ad amici già coinvolti, desiderano partecipare in presenza e insieme all’allestimento dei pacchi al Centro raccolta, nel rispetto ordinato delle norme anti-Covid. È come se intuissero che la domanda di senso che ognuno di loro avverte, possa avere in quel luogo una risposta e la paura e la diffidenza cedono il posto all’amicizia reciproca che mobilita.

Questa “foresta che cresce” ci riempie di responsabilità, perché non si accontenta appena di parole ma vuole che diventiamo educatori e maestri; solo “…quando parla un maestro le cose riemergono dal buio…” (Recalcati) e torna visibile il significato del vivere. Tutti noi volontari dovremo accogliere queste ragazze e ragazzi mostrando l’esperienza che viviamo e soprattutto la speranza in un destino buono della vita.

Augusto Biasini, pediatra - Banco di solidarietà

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