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Economia

La ricchezza globale in mano a pochi

Come se la passano, in questi anni di crisi, i Paperoni ai vertici delle classifiche mondiali della ricchezza?

La ricchezza globale in mano a pochi

In un arco temporale di appena 12 anni, ci siamo ritrovati catapultati in uno scenario mondiale in cui si sono susseguite ben due crisi economiche: la prima scoppiata nel 2008, ricordata anche come la grande recessione, il cui simbolo a livello globale fu il fallimento della società finanziaria Lehman Brothers, la seconda iniziata pochi mesi fa a seguito della pandemia globale dovuta al Coronavirus.

Quando si parla di crisi, ci si aspetterebbe senza tante distinzioni che tutti ne provassero le infauste conseguenze. In realtà, abbiamo imparato che le crisi non sono uguali per tutti. Taluni, una ristretta minoranza, ne traggono persino vantaggio. Basta fermarsi un attimo ad osservare recenti studi per vedere confermato quanto appena detto.

Tra le numerose situazioni allarmanti e drammatiche, inasprite dalla calamità del virus, quella economica la fa da padrone. La contrazione del Pil dei vari paesi, europei e non, comporta un aumento della cassa integrazione, della disoccupazione e della chiusura di numerose attività.

Prima dello scoppio dell’emergenza sanitaria ed economica attuale, sia a livello europeo che a livello nazionale, seppur a piccoli passi, si stava verificando “un calo delle persone a rischio povertà o esclusione sociale”, come evidenziato dall’ultimo rapporto della Caritas Italiana intitolato Gli anticorpi della solidarietà. L’Eurostat, infatti, aveva mostrato una contrazione di 2,7 milioni di individui a rischio povertà, per quanto riguarda i cittadini europei, anche se si parla ancora di 110 milioni di persone che si trovano al limite della soglia. Riguardo al nostro paese, invece, eravamo a circa 4,6 milioni di italiani che versavano in una condizione di indigenza (dati Istat).

È chiaro che la situazione peggiorerà nei prossimi anni a livello generale. A fronte di un simile scenario, sorge spontaneo un interrogativo: come se la passano, dal canto loro, i paperoni ai vertici da anni nelle classifiche della ricchezza mondiale?

A chiarire lo scenario ci pensa questa volta uno studio stilato dall’istituto bancario elvetico Ubs. Nei mesi da aprile a luglio il patrimonio dei super miliardari ha subìto un incremento del 27,5 per cento, toccando un nuovo record. A guidare la stretta cerchia elitaria dei 2.189 più facoltosi del mondo, ci pensa il patron del gigante del commercio online Jeff Bezos, che ha visto lievitare il proprio patrimonio di 74 miliardi di dollari (189 il patrimonio totale). Stando agli autori del rapporto bancario, sembra che la concentrazione di ricchezza sia ritornata allo stadio dei primi anni del Novecento dove poche famiglie controllavano le redini del panorama economico. Anche in Italia la situazione ha seguito lo stesso trend, portando la ricchezza dei primi 40 miliardari alla modica cifra di 165 miliardi (+ 39,4 miliardi rispetto al 2019).

È giunto il momento, allora, di instaurare un cambio di rotta, mirato a rimuovere le disuguaglianze e a promuovere la giustizia, visto che il progresso – come ribadito nuovamente da papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti – “non dev’essere orientato all’accumulazione crescente di pochi, bensì deve assicurare ‘i diritti umani, personali e sociali, economici e politici, inclusi i diritti delle Nazioni e dei popoli’. Il diritto di alcuni alla libertà di impresa o di mercato non può stare al di sopra dei diritti dei popoli e della dignità dei poveri; e neppure al di sopra del rispetto dell’ambiente, poiché ‘chi ne possiede una parte è solo per amministrarla a beneficio di tutti’”.

 

        

    

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