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Giornata mondiale dei poveri

Per una solidarietà attiva

Per la celebrazione della 4° Giornata mondiale dei poveri (domenica 15 novembre) papa Francesco, nel suo tradizionale messaggio, propone alla Chiesa universale questo tema: “Tendi la tua mano al povero”

Per la celebrazione della 4° Giornata mondiale dei poveri (domenica 15 novembre) papa Francesco, nel suo tradizionale messaggio, propone alla Chiesa universale questo tema: “Tendi la tua mano al povero”, un versetto del Siracide che “è un invito alla responsabilità come impegno diretto di chiunque si sente partecipe della stessa sorte”.

È quanto sperimentiamo con questa pandemia. La condizione che ci accomuna è la povertà di sentirsi tutti vulnerabili e impotenti di fronte a un nemico invisibile che continua ad assediarci senza tregua. Sempre più spesso abbiamo cominciato a ripeterci che con il Covid-19 dobbiamo imparare a conviverci, perché ci accompagnerà ancora per un tempo non breve. Ma non possiamo rassegnarci, perdere la speranza. La bandiera dell’“Andrà tutto bene” deve rimanere ben issata e continuare a sventolare. E sarà così, se tutti faremo la nostra parte, ciascuno nel suo ambito, mettendo in gioco la propria responsabilità e tutte le proprie risorse.

È quello che ha fatto e sta facendo anche la Caritas della nostra Chiesa di Cesena-Sarsina, come del resto tutte le realtà che operano sul fronte del contrasto al disagio sociale e alla povertà. La nostra Chiesa, in questa emergenza, ha voluto istituire anche un Fondo di solidarietà straordinario intitolato ai coniugi Bruna e Consilio Pistocchi, diacono, per i quali alcuni mesi fa è stato avviato il processo di beatificazione e canonizzazione. Il Fondo sarà operativo dal 16 novembre proprio a partire dalla celebrazione della Giornata dei poveri, come gesto di rinnovata attenzione e cura verso chi si trova nel bisogno.

Il Fondo vuole essere uno strumento per dare sostegno a singoli e famiglie che si rivolgono a noi in numero ora crescente.

Come sempre, però, si avrà cura, grazie ai Centri di ascolto diocesano e parrocchiali, di non cadere nel puro assistenzialismo, in quella solidarietà che potremmo chiamare “passiva”, caratterizzata solo da interventi di urgenza, pur necessari. Il vero aiuto che si deve dare è quello di una solidarietà “attiva” che “si sforza di far nascere meccanismi e strutture che accompagnino le persone nel superamento delle loro difficoltà. Ciò è realizzabile attraverso l’applicazione delle ‘tre A’, tipiche del mondo Caritas: Accoglienza, Ascolto, Accompagnamento” ( Dalla povertà al povero, Luca Gabbi). Per questo è necessario il coinvolgimento di tutti gli operatori pastorali impegnati nel servizio della carità.

Un ruolo importante è quello svolto dalle diaconie zonali alle quali è affidato il compito di promuovere quella indispensabile rete di collegamento tra le Caritas parrocchiali tra di loro nelle singole zone pastorali e di queste con la Caritas diocesana. Come ci chiede il nostro vescovo, è questo un impegno da continuare, nonostante le difficoltà, per quella testimonianza della carità che è data prima di tutto dalla comunione che viviamo tra noi, che è la garanzia di servire nei poveri il Signore e la sua Chiesa.

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