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Giornale a tre

Settimanali della gente consumando le scarpe

La sfida di un linguaggio chiaro e semplice Parole per la mente e il cuore: gli scritti di don Gordini

Non si smette mai di imparare e di crescere. Nemmeno quando si hanno più di 120 anni di vita, o quando si sono già scritte tante pagine della storia della nostra Diocesi. La vita di redazione ci insegna questo: consumare la suola delle scarpe, raccontare al meglio le notizie e alla fine della giornata pubblicare il giornale che l’indomani verrà letto in edicola. E il giorno dopo si riparte, ci si rimette in gioco. Si impara dagli errori, dal titolo che forse poteva essere più incisivo, dall’articolo che a una prima lettura sembrava perfetto mentre invece a distanza di tempo mostra tutte le sue imperfezioni. Ma si riparte anche dalle felici intuizioni, dal lavoro di squadra che offre un punto di vista in più, e dalla chiamata di ringraziamento per un testo in pagina.

Sbagliare, imparare, crescere. Un flusso che non ha mai fine. Da questa consapevolezza parte oggi questo nuovo progetto de il Piccolo assieme ad altre testate, il Corriere Cesenate e il Risveglio, per proseguire ancora più forti la storia dei nostri tre settimanali. Partiamo da quello che vi è saltato più all’occhio mentre avete iniziato a sfogliare il giornale: una nuova grafica. Più professionale, intuitiva, chiara. Forse ci vorrà un po’ ad abituarsi, ma siamo certi che questa nuova veste ci permetterà di trasmettere al meglio notizie, immagini e fatti con i quali raccontare il territorio.

La nuova grafica non è “solo” un vezzo, ma vuole aiutarci a dare un pensiero profondo sulle sfide della nostra contemporaneità.

Fin qui alcune novità, tante altre le scoprirete sfogliando il giornale.

Novità che saranno sorrette dalla forza della nostra tradizione. Come quando in un trasloco devi scegliere quali oggetti del passato vuoi portare nella nuova casa e quali altri, ormai inutili, è bene lasciare dove stanno, per questa occasione ho scelto un articolo che voglio portare in questa nuova avventura. Lo condivido con voi. Nelle scorse settimane, su invito di don Dante Albonetti, sono andato alla riscoperta degli scritti di don Gian Domenico Gordini, a lungo direttore de Il Piccolo. Entrare nell’archivio storico e riprendere in mano i giornali del passato per me ha sempre un grande fascino. Senza alcuna indicazione precisa, inizio a sfogliare. Non passano nemmeno cinque minuti, e mi imbatto in un editoriale datato 31 gennaio 1997. Il titolo non può che colpirmi:

“Svecchiare il linguaggio”. La firma, Gian Domenico Gordini. Lo leggo, e non sento per nulla gli anni di distanza che trasuda la carta ingiallita. Ecco alcuni estratti:

“Evangelizzare è comunicare la notizia che ha Cristo come centro. Si può fare in molti modi: con la parola, con gli scritti, con l’arte, con il cinema, con la tv, con il buon esempio. (...) Prima di salire al Cielo disse agli Apostoli: “Andate e predicate”.

Il Vangelo è notizia da comunicare, annunciare, divulgare. Sorge un problema: con quali parole compiere questo annuncio? Bisogna usare un linguaggio che sia comprensibile e adeguato all’uditorio che è in ascolto, un linguaggio piano, semplice, facile.

(…) Per questo è necessario ‘svecchiare’ il linguaggio, non a casaccio o in libera uscita.

È importante che rimanga integro e arrivi al cuore e alla mente dell’ascoltatore. Un problema che esige studio, riflessione e meditazione.

È un rimettersi al linguaggio della nostra gente”.

Sono passati più di vent’anni da queste parole di don Gordini. La sfida cui siamo di fronte è la stessa: trovare le parole giuste per la mente e il cuore. Per la gente. Una sfida da affrontare insieme.

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