Psicologia quotidiana
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Quando è una madre a uccidere

Un atto bestiale di una madre nei confronti di una figlia di soli cinque anni

È notizia dei giorni scorsi, un atto bestiale di una madre nei confronti di una figlia di soli cinque anni.

Martina l’ha ammazzata occultando il cadavere e simulando un rapimento.

Di fronte a fatti del genere l’opinione pubblica rimane sgomenta. Dai dati Eures emerge che dal 2010 a oggi in Italia sono stati commessi 268 figlicidi, una media di quasi uno ogni due settimane: in 149 casi (il 56 per cento del totale) si tratta di bambini con meno di 12 anni, di cui 106 (il 40 per cento) con età compresa tra 0 e 5 anni e 43 (il 16 per cento) tra 6 e 11 anni. Tra le cause dei figlicidi troviamo l’infermità di mente materna, in particolare prevale la depressione e la psicosi, ma possono essere determinanti anche i cosiddetti life stressor event: eventi di grande perdita affettiva quali lutti, abbandoni, separazione.

Ogni donna deve fare i conti con i sentimenti negativi che può provare verso i propri figli e che a volte possono diventare pensieri “impensabili”. Questa impensabilità se non trova uno spazio per poter essere rappresentata nella mente può produrre conseguenze più drammatiche. È molto importante non sottovalutare i segnali e poter chiedere aiuto.

Come sosteneva la psicoanalista Anna Baruzzi: «Occorre rischiare, esporsi alla possibilità di ospitare pensieri selvaggi, che circolano alla ricerca di una mente in cui poter alloggiare, afferrarne uno senza essere troppo razzisti, sia esso un ricordo, o un’intuizione e per quanto selvaggio, strano, amichevole egli possa essere, dargli casa, e permettergli poi di ‘scappare fuori dalla bocca’, in altre parole dargli nascita». Ma per poter far questo occorre che ci sia qualcuno vicino disposto ad ascoltare.

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