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Il Papa ai comunicatori: le persone non sono aggettivi

A poche settimane dalla diffusione del tema per la prossima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (“Parlare col cuore: Veritatem facientes in caritate”), papa Francesco torna a rivolgersi agli operatori dei media. Lo ha fatto il 31 ottobre scorso ricevendo in udienza i rappresentanti del Copercom

Il Papa ai comunicatori: le persone non sono aggettivi

A poche settimane dalla diffusione del tema per la prossima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (“Parlare col cuore: Veritatem facientes in caritate”), papa Francesco torna a rivolgersi agli operatori dei media. Lo ha fatto il 31 ottobre scorso ricevendo in udienza i rappresentanti del Copercom, sigla attorno a cui si raccolgono una trentina di associazioni cattoliche accomunate dall’interesse per la comunicazione.

Nato oltre 25 anni fa su impulso della Conferenza episcopale italiana, con l’intento di “fare rete” in questo importante e delicato settore, dal 2021 il Copercom è presieduto da Stefano Di Battista, giornalista delegato dell’Associazione nazionale San Paolo Italia (Anspi). Stretti sono i rapporti con l’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali e con i media della Cei, tutti presenti all’incontro con Francesco.

Durante l’udienza il Papa non ha mancato di evidenziare i processi “che cambiano continuamente e velocemente” e di invitare i comunicatori cattolici a uno scatto “di progettualità e di visione”, per essere “pronti anche ad imboccare strade diverse e innovative”.

Dopo aver sottolineato l’importanza di coordinarsi e di stabilire “contatti significativi” con le nuove generazioni, Francesco ha proposto l’abc del buon comunicatore, delineandolo con un trittico: incontro, ascolto e parola. È questa la dinamica che sta a fondamento di ogni buona comunicazione, ha spiegato: “Anzitutto, l’incontro con l’altro: significa aprire il proprio cuore, senza finzioni, a chi si ha davanti. L’incontro è il presupposto della conoscenza. Se non c’è l’incontro, non c’è comunicazione”. Poi viene l’ascolto, che richiede di “rispettare l’altro: rispettarlo non formalmente, ma effettivamente, ascoltandolo, perché ogni persona è un mistero”. E finalmente, dopo l’ascolto, viene la parola, che “uscita dal silenzio e dall’ascolto, può diventare annuncio, e allora la comunicazione apre alla comunione”. Occorre fare attenzione, però, alla cultura odierna, che “è caduta nell’aggettivismo”, finendo cioè col perdere l’attenzione alla sostanza delle cose e soprattutto alle persone, che sono “sostantivi”, ossia soggetti, e “non aggettivi”.

Un’ultima attenzione Francesco l’ha dedicata al Cammino sinodale che la Chiesa ha avviato a tutti i livelli. Agire in modo sinodale, ha sottolineato, “significa vivere appieno l’ecclesialità”. Anche i media hanno un contributo da portare al camminare insieme, specialmente in un tempo di grandi conflittualità. Per questo – è il mandato del Papa – siate “nel vostro impegno quotidiano, testimoni e tessitori di comunione”.

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