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Non basta leggere, bisogna farlo con lentezza

La lettura è diventata sempre più rapida, affrettata, superficiale. La nostra relazione con la parola scritta è cambiata per sempre

Il luogo comune che nell’era digitale si legga di meno è stato sfatato da tempo. In realtà la rivoluzione digitale ci mette davanti non solo un flusso di immagini, ma anche di testi da leggere. Continuamente. E-mail, siti web, articoli online, pagine dei social, messaggi istantanei.

La differenza col passato, piuttosto, non risiede nella quantità, bensì nella qualità della lettura, che è diventata sempre più rapida, affrettata, superficiale. La nostra relazione con la parola scritta è cambiata per sempre.

Lo notava già quasi una decina di anni fa David Mikics, docente di letteratura all’università di Houston, nel suo fortunato “Slow reading. Leggere con lentezza nell’epoca della fretta”, manifesto della lettura lenta, ovvero dell’arte di leggere non solo per acquisire informazioni, ma «per provare piacere e per capire».

Il modo in cui leggiamo conta molto di più di quanto leggiamo. Forte di questa convinzione, l’autore snocciola una serie di regole, promettendo che «ne sarete sottilmente trasformati, e la vostra vita diventerà più interessante». Leggere è per la mente quello che l’allenamento è per il corpo: «è la lotta di un atleta».

E infatti le prime regole suggerite da Mikics invitano a coltivare la pazienza e a immergersi nel mondo disegnato dall’autore. Virtù difficili nell’era della distrazione digitale e di quella che i medici chiamano la “attenzione parziale continua”, tipica di coloro che cercano di fare troppe cose tutte insieme.

Ci sono anche suggerimenti tecnici forniti ai lettori, come identificare i diversi stili o osservare gli inizi e le conclusioni. Ogni libro, inoltre, è cosparso di segnali e di parole chiave. E qui gli esempi sono presi soprattutto dalla Bibbia e dai classici.

Prendere appunti, dunque, risulta particolarmente utile, tanto quanto «esplorare sentieri diversi», ovvero usare l’immaginazione per delineare sviluppi alternativi alla trama proposta.

Sarebbe un errore, infatti, pensare che al lettore spetti un compito esclusivamente passivo. Come esiste la “scrittura creativa” esiste anche la “lettura creativa”, ricorda Mikics. Che riassume così la sua visione delle cose: «Saper leggere è come saper parlare alle persone. Siete dei buoni conversatori quando, nel corso del dialogo, sapete scoprire un po’ di voi stessi e un po’ della persona con cui state parlando. Leggere è un processo bidirezionale, una relazione tra voi e un libro. Dovete mettere allo scoperto una parte di voi se volete ottenere una risposta interessante. Dovete dare qualcosa ai libri per riceverne una ricompensa».

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