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"Spegni il cellulare in classe". Lo dicono professori e cantanti

Ha tenuto banco sui media la scelta della preside del liceo “Malpighi” di Bologna di vietare ad alunni e insegnanti l’uso del cellulare durante le lezioni scolastiche. Al loro ingresso a scuola, giovani e adulti sono tenuti a depositare gli smartphone in appositi cassetti, per ritirarli dopo il suono dell’ultima campanella

Ha tenuto banco sui media la scelta della preside del liceo “Malpighi” di Bologna di vietare ad alunni e insegnanti l’uso del cellulare durante le lezioni scolastiche. Al loro ingresso a scuola, giovani e adulti sono tenuti a depositare gli smartphone in appositi cassetti, per ritirarli dopo il suono dell’ultima campanella.

Il clamore mediatico un po’ sorprende: il liceo bolognese non è certo l’unico in Italia ad adottare una simile misura, ma ben venga ogni occasione per affrontare il tema, soprattutto in chiave educativa.

Da questo punto di vista, il bilancio sembra positivo. «La differenza più rilevante rispetto a prima – ha commentato la dirigente, e già sottosegretaria, Elena Ugolini – è stata vedere i ragazzi, ma anche i professori, parlarsi e guardarsi negli occhi durante l’intervallo. Tempo che, prima, tutti, giovani e adulti, passavano con lo sguardo fisso sullo schermo dello smartphone».

Non si tratta certo di una crociata contro la tecnologia, visto che nelle aule restano funzionanti gli strumenti connessi alla Rete, come le lavagne interattive, i computer e i tablet in dotazione. Il punto è un altro. «Vogliamo che la tecnologia resti uno strumento per potenziare la nostra capacità di apprendimento e non una distrazione », spiega la preside. «E i primi a farcelo capire sono stati proprio gli studenti, quando, a precisa domanda, hanno risposto che lo smartphone non aiuta la concentrazione in classe».

Può sorprendere, ma loro l’hanno presa bene, senza inscenare alcuna protesta. Addirittura – racconta la Ugolini – una studentessa incontrata all’uscita «mi ha sorriso, aggiungendo che, anche senza cellulare, a scuola non si annoia. Ecco, forse dovremmo chiederci perché, invece, tanti studenti a scuola si annoiano. Questa è la sfida vera: farli sentire coinvolti e protagonisti».

Va a finire che i giovani finiscono per essere più responsabili degli adulti. O, perlomeno, che la dipendenza dal cellulare non è tanto una questione d’età.

Una conferma inaspettata potrebbe venire da un idolo dei giovanissimi, anche lui parte della generazione dei nativi digitali: il cantautore Ultimo, nome d’arte di Niccolò Moriconi. Dopo alcune settimane di assenza dai social network, a metà agosto è riapparso su Instagram con un selfie sorridente e una frase in dialetto romanesco: «Sto beneeee. Ao so 20 giorni che non faccio una storia mica 2 anni. Avete presente l’uso giornaliero del telefono? Dove ti dice quanto lo usi? Devo portarlo a 20/30 minuti».

Per concludere con un consiglio: «Non voglio fa il fico che vuole vivere senza telefono ma è un dato di fatto… senza sti cosi si vive mejo. Staccate!».

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