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Intelligenza artificiale

Tra un uomo e un robot la differenza è incolmabile

L’autore, Federico Faggin, vicentino classe 1941, è universalmente riconosciuto come il padre del microprocessore e colui che ha posto le basi per l’invenzione del touchscreen. Uno, dunque, che di tecnologia se ne intende

«Un saggio entusiasmante, capace di tenere assieme rigore scientifico, visionarietà tecnologica e afflato spirituale, che suggerisce una irrinunciabile e inedita fisica del mondo interiore. Cristallino nelle sue parti divulgative (meccanica quantistica, coscienza, teoria dell’informazione), illuminante nelle nuove connessioni che propone e, infine, esaltante nell’idea che promuove di come essere davvero, profondamente, umani». La presentazione sul risvolto di copertina è alquanto lusinghiera. Sembrerebbe fin troppo favorevole, ma poi ti accorgi che tutti i principali quotidiani nazionali hanno recensito ampiamente il volume, trovando lo spazio fra le pagine sulla campagna elettorale, il caro bollette, la guerra in Ucraina, la morte della regina Elisabetta. E capisci che la notizia c’è e merita di essere approfondita.

Il libro in oggetto è “Irriducibile”, appena uscito per i tipi di Mondadori. Sottotitolo: “La coscienza, la vita, i computer e la nostra natura”. L’autore, Federico Faggin, vicentino classe 1941, è universalmente riconosciuto come il padre del microprocessore e colui che ha posto le basi per l’invenzione del touchscreen. Uno, dunque, che di tecnologia se ne intende.

Con questo libro – attesta ancora l’editore – lo scienziato stravolge ancora una volta il nostro modo di vedere i computer, la vita e noi stessi. Dopo anni di studi e ricerche avanzate ha concluso che c’è qualcosa di irriducibile nell’essere umano, qualcosa per cui nessuna macchina potrà mai sostituirci completamente.

Vale la pena lasciare a lui stesso la parola. «Per anni – racconta – ho inutilmente cercato di capire come la coscienza potesse sorgere da segnali elettrici o biochimici, e ho constatato che, invariabilmente, i segnali elettrici possono solo produrre altri segnali elettrici o altre conseguenze fisiche come forza o movimento, ma mai sensazioni e sentimenti, che sono qualitativamente diversi».

Fra un essere umano e un robot la distanza è incolmabile. In una macchina – prosegue Faggin – «non c’è nessuna ‘pausa di riflessione’ tra i simboli e l’azione, perché il significato dei simboli, il dubbio, e il libero arbitrio esistono solo nella coscienza di un sé, ma non in un meccanismo ».

Lo scienziato non chiude la porta nemmeno alla dimensione spirituale: «Se ci lasciamo convincere da chi ci dice che siamo soltanto il nostro corpo mortale, finiremo col pensare che tutto ciò che esiste abbia origine solo nel mondo fisico. Che senso avrebbero il sapore del vino, il profumo di una rosa e il colore arancione?».

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