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Per riflettere insieme

La comunicazione

Dal Concilio Vaticano II: "L’informazione, attraverso i mass-media è al servizio del bene comune. La società ha diritto ad una informazione fondata sulla verità".

Scorrendo le pagine del Vangelo ad un certo punto troviamo Gesù, che dice: “Sia il vostro parlare: sì! sì! no! no!”  (Mt 5,37)  e ancora: “E’ la verità che vi farà liberi.” (Gv 8,32).

Sono affermazioni nette e forti, ma come sono vere! E come sarebbe bella una società dove, quando una persona parla, non occorre pensare, come succede troppo spesso oggi: mi sta dicendo la verità o una bugia? (o come va di moda dire è vero o è una “fake news”)?

Perché si sarebbe certi che ha detto la verità.

Oppure, quando si legge un giornale, poterlo leggere convinti che i fatti che descrive si sono svolti veramente in quel modo e non sono, invece, la rappresentazione o magari l’interpretazione di chi scrive.

Sul tema della comunicazione mi sembra opportuno ricordare le parole di Papa Francesco che il 22 marzo 2014,  a proposito dei media, tv, radio, stampa... ha detto: “Per me, i peccati dei media, i più grossi, sono quelli che vanno sulla strada della bugia, della menzogna e sono tre: la disinformazione, la calunnia e la diffamazione. Queste due ultime sono gravi! Ma non tanto pericolose come la prima. Perché? Vi spiego. La calunnia è peccato mortale, ma si può chiarire e arrivare a conoscere che quella è una calunnia. La diffamazione è peccato mortale ma si può arrivare a dire: questa è un’in-giustizia perché questa persona ha fatto quella cosa in quel tempo, poi si è pentita, ha cambiato vita. Ma la disinformazione è dire la metà delle cose, quelle che sono per me più convenienti e non dire l’altra metà. E così, quello che vede la tv, o quello che sente la radio, non può farsi un giudizio perfetto, perché non ha gli elementi e non glieli danno. Da questi tre peccati, per favore, fuggite. Disinformazione, calunnia e diffamazione”.

Dal Concilio Vaticano II possiamo trarre una indicazione ancora più chiara: “L’informazione, attraverso i mass-media è al servizio del bene comune. La società ha diritto ad una informazione fondata sulla verità... Il retto esercizio di questo diritto richiede che la comunicazione nel suo contenuto sia sempre vera e, salve la giustizia e la carità, integra, inoltre rispetti scrupolosamente le leggi morali, i legittimi diritti e la dignità dell’uomo...” (Conc. Ec. Vat. II).

Un’ultima riflessione sulla utilità della informazione. O meglio di certa informazione e di certe leggi e disposizioni.

Da un po’ di tempo si sente parlare di cultura finanziaria, si dice che i clienti sono poco informati dei rischi che sono insiti in certi prodotti bancari. Per coprire la responsabilità di banchieri e dirigenti che dovrebbero dire sempre e solo la verità completa, i clienti vengono inondati di documenti inutili e incomprensibili per una persona di media cultura.

Recentemente un amico mi ha consegnato 3 buste speditegli  da una grande banca italiana che contenevano un “Documento” di 104 pagine, spedito ovviamente a tutti i clienti. (Quanta carta sprecata e alberi abbattuti) Un vero e proprio trattato di tecnica bancaria. Naturalmente è finito nel cestino.

Ma perché è stato spedito? Sapendo che il cestino sarebbe stato il suo destino? La risposta è: “in ossequio a una disposizione di legge, della Bce o della Banca d’Italia”.

Ma, secondo voi, questa è informazione o perdita di tempo? I clienti in questo modo sono in grado di capire i rischi contenuti in un prodotto bancario, o sono stati persi tempo e risorse inutilmente, visto il destino subito dal documento? I costi ovviamente graveranno sui correntisti.

Gesù, come abbiamo appena visto dice: “Il vostro linguaggio sia: “Si! Si! e  No!, No! “,  cioè siate chiari e comprensibili; ognuno per la parte di sua competenza. Il resto è del demonio.

In questo modo  conti tornerebbero anche questa volta.

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