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Onora il padre e la madre

Perché Dio si rivolge ai figli anziché ai genitori? Perché tutti nasciamo figli, poi... cresciamo e potremmo diventare padre e madre. E allora dobbiamo, da subito, imparare ad essere bravi figli onorando e rispettando i genitori

Ho pensato diverse volte al 4° Comandamento: onora il padre e la madre  e perché Dio si rivolge ai figli anziché ai genitori. La risposta che mi sono data è la seguente: perché tutti nasciamo figli, poi...cresciamo e potremmo diventare padre e madre. E allora dobbiamo, da subito, imparare ad essere bravi figli onorando e rispettando i genitori.

Vale la pena ricordare, infatti, che coloro che ci hanno dato la vita sono e resteranno sempre i nostri genitori. Questa condizione è stabile, per sempre, e mai modificabile. E’ un fatto questo sul quale non ci possono essere né fraintendimenti né scambio di ruoli.Il rispetto per i genitori è un doveroso atto di riconoscenza verso coloro che ci hanno dato la vita, e con il loro amore e il loro lavoro, hanno permesso ai figli di crescere in età, in sapienza e in grazia. Sentimenti che si manifestano attraverso la docilità e l’obbedienza ai loro insegnamenti e l’aiuto in caso di necessità.

Il figlio saggio ama la disciplina, lo spavaldo non ascolta il rimprovero.” (Prv 13,1)

Dio, come protegge i figli nella loro debolezza e incapacità iniziali, affidandoli alle cure di due genitori, così protegge i vecchi, spesso diventati altrettanto deboli e incapaci, affidandoli ai figli. Imparando ad essere bravi figli, automaticamente, impareremo ad essere, a nostra volta, bravi genitori. In questo quadro di diritti e di doveri, di servizi ricevuti e resi, di valori appresi e trasmessi, di responsabilità verso Dio e verso il prossimo, ogni cosa è al suo posto e tutto acquista un significato armonico e soddisfacente. Cioè si vive bene… qui… oggi.

Perché tutto questo, nel nostro tempo, avviene così raramente? Perché si sono perse le coordinate di fondo, si è smarrito il fondamento di tutto, ci si è dimenticati di Dio e dei suoi insegnamenti.

     Solo per fare un esempio.

Abbiamo trasformato un atto d’amore, dal quale può scaturire una nuova vita, in un banale atto sessuale. Oggi si dice: “Faccio sesso”, come si direbbe: “Faccio sport o vado al cinema”, ma non è la stessa cosa.  L’attività sessuale non è un esercizio fisico, è un attoche coinvolge la persona nel suo complesso, che comprende sentimenti e valori e che richiede una maturità e una  preparazione adeguate. Purtroppo in molti casi la preoccupazione dei genitori e, spesso anche di numerosi educatori, non è quella di insegnare ai figli e ai giovani il giusto uso, nei tempi e nei modi, della sessualità;  ma è unicamente quella di raccomandare una adeguata protezione.

Come se ad un figlio o figlia, o a un ragazzo, o ragazza,  che chiedono  se va bene mangiare una mela acerba,si dicesse:”Mangiala pure, ma avvolgila prima in un sacchetto di plastica.” Una  risposa  del tipo:“Ogni frutto ha la sua stagione, aspetta che maturi”, è senz’altro più intelligente  e corretta sia dal  punto di vista umano che da quello morale.

Ultimamente e pericolosamente si sta diffondendo anche una visione distorta della persona umana e delle sue relazioni: la cosiddetta teoria del gender. Cioè l’idea che non nasciamo con una già definita identità sessuale originale (quando non si vuole credere non basta neppure la oggettiva constatazione visiva: maschi e femmine sono diversi dalla nascita) ma l’identità potrà essere definita strada facendo, in età più adulta, in quanto frutto di una libera scelta in base ai propri convincimenti personali e culturali, o alle proprie sensazioni.

Sarebbe come pensare - è una semplificazione, ma non lontana dalla realtà - che una macchina costruita per andare a benzina possa, in base alle convinzioni personali del suo proprietario, funzionare bene anche a gasolio.

È  di qualche tempo fa la prassi, introdotta in Germania, che all’atto della registrazione della nascita di un figlio/a, all’anagrafe del Comune, il genitore possa indicare come sesso: maschio, femmina, indefinito. Questo perché, così, “l’interessato/a” da grande, potrà scegliere se diventare maschio o femmina o…  non si sa bene che cosa. Possono esistere, a volte, situazioni personali complesse, in cui vi è una tensione tra la percezione personale della propria identità sessuale e quella biologica, ma affermare che la propria definizione sessuale (cioè essere maschio o femmina) sia oggetto di una libera scelta, è frutto solo di una visione ideologica e distorta della realtà. Se non fossero vere si potrebbe dire che queste sono cose da matti. Purtroppo sono vere!

(Continua)

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