10 comandamenti
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per riflettere insieme

Un patrimonio etico e morale da riscoprire

La manifestazione concreta di un  Dio Padre, attento e premuroso verso i suoi figli

Che cosa sono i Dieci Comandamenti?

Un insieme di regole e di divieti?  No.

Una serie di imposizioni? No.

Sono… un grande atto di amore di Dio verso le Sue creature.

     Sono la manifestazione concreta di un  Dio Padre, attento e premuroso verso i suoi figli.

Qualsiasi buon padre di famiglia si preoccupa di insegnare ai propri figli le regole del vivere civile mettendoli in guardia e proteggendoli dai pericoli e dalle tentazioni. Così fa Dio con noi.

     Dopo averci creati liberi, sapendo bene le difficoltà e i rischi che comporta l’esercizio della libertà, ci ha dato  le indicazioni per vivere bene ed essere felici.

     Ha dettato a Mosè, per tutti noi,  10 Comandamenti  che potremmo anche definire 10 suggerimenti, 10 consigli che rappresentano una sintesi perfetta di quello che l’uomo dovrebbe pensare, dire e fare, per vivere felice e godere di una gioia umanamente perfetta. Ci aiutano e ci guidano a distinguere il bene dal male, con  indicazioni precise e chiare.

     Sono stati spesso letti come imposizioni vessatorie, ordini perentori, sono invece preziose indicazioni per tutti noi, come lo sono i binari per il treno o la rotta per le navi.

Sembra che ti obblighino e ti costringano. Ti guidano e ti portano, invece, sano e salvo a destinazione.             

     Dice Papa Francesco nell'enciclica Lumen Fidei: “Il Decalogo non è un insieme di precetti negativi, ma di indicazioni concrete per uscire dal deserto dell’io autoreferenziale, chiuso in se stesso, ed entrare in dialogo con Dio.”

     E  San Giovanni Paolo II:

“I Dieci comandamenti schiudono davanti a noi, l'unico futuro autenticamente umano e questo perché non sono l'arbitraria imposizione di un Dio tirannico. Dio li ha scritti nella pietra ma li ha incisi soprattutto in ogni cuore umano, quale universale legge morale, valida ed attuale in ogni luogo e in ogni tempo.

     Questa ultima affermazione può senz’altro essere condivisa da tutti: credenti e non credenti. La ragione e la storia  ne confermano l’esattezza. Se, con un atto lungimirante e coraggioso,  un organismo sovranazionale ( l’ONU, per esempio ) proclamasse il Decalogo come: Universale legge morale che deve  guidare  i comportamenti degli individui e delle comunità, molte cose andrebbero meglio  e molti problemi si  avvierebbero a soluzione.

     Entrando nel merito di ogni singola indicazione scopriremo che da ognuna di esse possiamo trarre suggerimenti per una autentica cultura della vita,  della famiglia, dell’amore responsabile e fedele, della solidarietà e della responsabilità sociale, con l’aggiunta di un inno alla verità e al rispetto dell’altro e di ciò che gli è proprio. Tutti valori di cui oggi abbiamo un estremo bisogno.

 Dio ci segnala i pericoli che potremmo incontrare nel nostro vivere quotidiano. Non ci dà una indicazione vaga e generica, ci dà indicazioni precise, ci mette in guardia dagli ostacoli che potremmo incontrare. Poi ci lascia liberi, totalmente liberi; anche troppo potrebbe dire qualcuno, ma la libertà o è piena, o non è libertà.  A proposito di libertà, qualche anno fa ha avuto un grande successo una canzone che iniziava così: “La prima cosa bella che ho avuto dalla vita...” Mentre pensavo a come iniziare le mie riflessioni sui Dieci Comandamenti mi è venuta alla mente questa canzone;  ho canticchiato il ritornello e mi è venuto spontaneo completare la frase aggiungendo il sostantivo: la libertà.  Ne è venuta fuori una frase che dice: La prima cosa bella che ho avuto dalla vita... è la libertà.  Dopo il dono della vita Dio ci regala…  la libertà.

Siamo infatti liberi di seguire le Sue indicazioni o di fare quello che ci pare. Oggi in particolare si fa un grande uso di questa libertà, talmente grande che, come vedremo prossimamente, ci avviciniamo all’anarchia. Al personalismo assoluto.  Attenzione però, perché  non dobbiamo dimenticare  che la libertà sottintende e richiama la responsabilità.

(Continua)

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