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Inchieste su preti e dintorni. Veri o falsi scoop?

Attenzione alle mezze verità. Molti lettori hanno chiesto di fare chiarezza su un tema dibattuto

Inchieste su preti e dintorni. Veri o falsi scoop?

Mi accingo a questo argomento perché in diversi me lo hanno chiesto e segnalato. Anche un po’ indignati, per la verità. Mi riferisco al “Dossier del lunedì” del Carlino del 16 ottobre scorso. Il titolo in prima del Qn recita: “Mio padre, un prete” sulla foto di un sacerdote in talare con in braccio un bambino. Poi l’annuncio: “La nostra inchiesta. Sono quattromila i figli di sacerdoti”.
All’interno, alle pagine 2 e 3, si trovano i servizi che mi sono letto con attenzione. Sulle grandi immagini che aprono le due pagine ci sono tre richiami. Il primo: “10% fa sesso. Presbiteri che violano il dovere della continenza secondo Coping international”. Il secondo: “415.792 sacerdoti. Il numero dei preti della Chiesa cattolica: solo una cifra molto bassa (preti di rito orientale) non deve osservare il celibato”. E infine il terzo: “45mila diaconi. Sono queli permanenti attivi nella Chiesa: non potendo accedere al gradino del presbiterato, possono sposarsi”.
Lascio ovviamente perdere l’errore di battitura (queli anziché quelli) che può sfuggire a chiunque, ma è nel merito che non ci siamo. Sacerdoti e diaconi, se ricevono il sacramento dell’ordine prima di quello del matrimonio, poi non possono più sposarsi. E non è quello che è scritto nei richiami proposti dal Carlino come inchiesta. Bastava consultare internet e digitare “diaconato permanente”. E le norme per i diaconi sul celibato e sul matrimonio valgono come minimo anche per i sacerdoti.
Siccome mi è stato chiesto di chiarire, ci provo. Dal sito vatican.va emerge il documento sottoscritto assieme il 22 febbraio 1998 dalla Congregazione per l’educazione cattolica e da quella per il clero. Il titolo parla chiaro e avrebbe attratto subito l’attenzione di chi voleva scrivere di diaconi e annessi. “Norme fondamentali per la formazione dei diaconi permanenti. Direttorio per il ministero e la vita dei diaconi permanenti”. Ce n’è per tutti i gusti, basterebbe leggere.
È vero, il documento è lungo, ma un po’ di tempo per un’inchiesta si potrebbe anche impiegare. Si va dai “Requisiti generali” come “i diaconi siano dignitosi, non doppi nel parlare, non dediti a molto vino né avidi di guadagno disonesto…” al profilo dei candidati “la maturità psichica, la capacità di dialogo e di comunicazione, il senso di responsabilità, la laboriosità, l'equilibrio e la prudenza” all’età minima, 25 anni per i non sposati, 35 per quelli coniugati.
Poi si passa al paragrafo “Requisiti rispondenti allo stato di vita dei candidati”. Il documento prende in esame tre situazioni: celibi, sposati e vedovi. Per i primi viene ribadito subito che “Per legge della Chiesa, confermata dallo stesso Concilio ecumenico, coloro che da giovani sono chiamati al diaconato sono obbligati ad osservare la legge del celibato”. Quindi è chiarissimo che i diaconi, se non sposati, una volta ordinati tali non possono più prendere moglie. E lo stesso principio vale per i diaconi rimasti vedovi, come cita il n. 38.
Che volete che dica di più? Ciò che ho scritto parla già fin troppo chiaro. Quello che ho trovato io con facilità poteva essere scovato anche da altri, penso e spero. Lascio a voi le conclusioni…
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