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Nascite, siamo al crollo demografico

La famiglia sarà sempre più marginale, i genitori di oggi sono soli di fronte a un mondo complesso e complicato. Chi li aiuta?

Nascite, siamo al crollo demografico

È l’ennesimo dato allarmante sul calo demografico. Anche in queste colonne ne abbiamo scritto a volontà (cfr. pag. 3 edizione cartacea). Avvenire e gli altri media cattolici ne parlano a più riprese da anni. Eppure non si muove nulla. Anzi, la famiglia è sempre più tenuta sotto scacco, stretta fra infinite difficoltà, quelle economiche su tutte.

Chi ha figli rischia la marginalità, se già non è tra i nuovi poveri. Eppure i figli, e più in generale le nuove generazioni, costituiscono un patrimonio immenso su cui investire. E ciò non vale solo per le scelte personali. Dovrebbe valere per i popoli e le nazioni, se ci tengono alla propria sopravvivenza.

Mi riferisco ai dati diffusi martedì scorso dall’Istat, l’Istituto centrale di statistica, e subito rilanciati dall’Ansa. I nati nel 2016 sono stati 473.438, oltre 12 mila in meno rispetto all’anno precedente. La diminuzione supera le centomila unità se il raffronto viene portato con l’anno 2008. E il vistoso calo, riferisce sempre l’Istat, è dovuto in maggior parte alle nascite da coppie di genitori entrambi italiani.

Matrimoni in calo e nascite a picco vanno nella stessa direzione. Il minimo si è toccato nel 2014, con neanche 190 mila nozze, 57 mila in meno rispetto al 2008. Un vero e proprio tracollo che porta con sé anche le contrazioni nelle culle che rimangono irrimediabilmente vuote.

Che dire davanti a cifre di questo tipo? Dico che fare i genitori oggi risulta sempre più complesso e complicato. Che spesso pochi aiutano. E soprattutto dico che chi amministra lo Stato ancora non ha ben compreso la portata di queste cifre inquietanti. Presi dal timore di dovere affrontare la sfida alle prossime elezioni, nessuno si avventura in politiche demografiche che faranno avvertire i loro effetti solo tra qualche decennio, quando i politici che le hanno proposte non avranno più nulla da chiedere e da dire.

Ci vuole un coraggio che in Italia in questo momento nessuno possiede. Ci vuole una lungimiranza che non è alle viste. Ci vuole una osservazione del mondo e della nostra bella Italia che non è appannaggio di nessuno dei leader in campo in questi anni. Ci vuole quell’acume politico dei grandi statisti che non lavorano per il proprio tornaconto personale, ma si spendono per un bene comune molto più vasto dei singoli interessi di bottega.

Ci vogliono le politiche familiari, quelle che per decenni sono state invise a tanti. Ci vogliono e ci vogliono robuste, di sostanza. Interventi come quelli adottati da anni in Francia e in Germania. Sostegno alle madri e alle famiglie. Aiuti per i figli fino alla maggiore età. Sgravi fiscali per le spese scolastiche, di educazione, di formazione. In Italia siamo ancora fermi alle rette delle paritarie considerate un lusso per ricchi.

Siamo per lo più una nazione di vecchi, fermi a consolidare i privilegi raggiunti. Così non arriveremo più da nessuna parte. Spero, prima che sia troppo tardi, che qualcuno ne prenda coscienza.

(998)

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