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Al Sinodo si parla di pastorale digitale

Un ufficio speciale, in Vaticano, per mettere in rete tutte le esperienze in atto nel mondo per raggiungere i giovani tramite la rete digitale. È una delle proposte emerse durante i lavori del Sinodo dei vescovi sui giovani, a dimostrazione di come la “pastorale digitale” abbia ormai raggiunto i livelli più alti e le Chiese di tutti i continenti.

Al Sinodo si parla di pastorale digitale

Un ufficio speciale, in Vaticano, per mettere in rete tutte le esperienze in atto nel mondo per raggiungere i giovani tramite la rete digitale. È una delle proposte emerse durante i lavori del Sinodo dei vescovi sui giovani, a dimostrazione di come la “pastorale digitale” abbia ormai raggiunto i livelli più alti e le Chiese di tutti i continenti.

Ad avanzare l’idea è stato monsignor Joseph Naffah, vescovo ausiliare di Joubbé, Sarba e Jounieh dei Maroniti, nel Libano. Il presule è partito dalla sua esperienza e ha raccontato il progetto della Chiesa maronita per contattare i giovani libanesi costretti a lasciare il loro Paese per trovare migliori condizioni di vita. Per raggiungere tale obiettivo, è stato costituito un Istituto di scienze religiose “online”, arrivato ormai al quinto anno di vita.

“Abbiamo cominciato con pochissimi studenti, e ora siamo a 550 studenti sparsi in tutto il mondo”, ha raccontato monsignor Naffah. Tra i partecipanti all’iniziativa vi sono anche alcuni giovani carcerati, che - ha spiegato il vescovo - “hanno voluto fare un cammino nuovo nella loro vita” utilizzando proprio le potenzialità della rete. Le stesse che hanno permesso anche a un giovane completamente paralitico, in grado di utilizzare solo due pollici, di partecipare al progetto.

Per questo, ha rivelato monsignor Naffah ai giornalisti, “ho proposto al Santo Padre che ci sia un Ufficio speciale che metta insieme le diverse esperienze di pastorale digitale nei differenti Paesi, come in Francia, in Italia, negli Usa”. La pastorale digitale “è la nuova agorà del terzo millennio, e la Chiesa è chiamata a essere fortemente presente in questo mondo”.

Il vescovo libanese non è stato l’unico ad attirare l’attenzione dei padri sinodali sulle nuove tecnologie della comunicazione. Padre Valdir José De Castro, superiore generale della Società di San Paolo, al sinodo in rappresentanza dei religiosi, ha ricordato che “l’ambiente digitale è un campo imprescindibile dell’evangelizzazione, e occorre adottare uno ‘stile cristiano’ in esso, che non si esaurisce soltanto nell’inserire sul web contenuti dichiaratamente cattolici”.

Le piattaforme digitali vengono condivise anche in Ghana, ha assicurato monsignor Emmanuel Kofi Fianu, vescovo di Ho, raccontando la sua esperienza di apostolato biblico con i giovani portato avanti proprio grazie all’abbinamento tra il mondo digitale e la pastorale biblica. “Se vogliamo stabilire un contatto tra i giovani e la Bibbia - ha fatto notare il vescovo - dobbiamo diffondere la Parola di Dio in maniera digitale, anche tramite il telefonino”.

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