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Imparare a usare Facebook... al Campo scuola

Un campo scuola per comunicare meglio sui social network. È la proposta che la Conferenza episcopale dell’Umbria fa ai giovani della regione, appassionati di comunicazione, di età fra i 18 e i 30 anni.

Imparare a usare Facebook... al Campo scuola

Un campo scuola per comunicare meglio sui social network. È la proposta che la Conferenza episcopale dell’Umbria fa ai giovani della regione, appassionati di comunicazione, di età fra i 18 e i 30 anni.

Dal 24 al 27 luglio prossimi, al modico costo di 100 euro e con sistemazione nella città di Perugia, i partecipanti potranno approfondire le regole della comunicazione, le caratteristiche delle diverse piattaforme social e i temi del web marketing, grazie all’apporto di diversi giornalisti ed esperti del settore. Il “Summer Media Camp” - questo il titolo dell’iniziativa - non è un evento inedito: già nel 2017 la Chiesa umbra avanzò la proposta, riscuotendo un ampio successo.

“Facebook, Instagram, Whatsapp, con le loro storie, meme, post sono diventati la nuova piazza del paese”, spiegano gli organizzatori. “Lì si parla, ci si scambiano opinioni più o meno impegnate, si raccontano i momenti importanti della vita, si pubblicizzano idee”. Solo che queste idee finiscono spesso per soccombere, affogate nel rumore della Rete e surclassate da chi conosce le strategie per una comunicazione davvero efficace. Da qui l’idea di formare giovani che sappiano muoversi nel mondo digitale, in realtà meno accessibile di quanto potrebbe sembrare.

Si tratta di una proposta certamente in contro tendenza rispetto ad altri campi scuola promossi dalle diocesi e dalle parrocchie, in cui i cellulari vanno rigorosamente tenuti spenti o il loro uso è limitato ad alcune ore giornaliere, ma l’intento educativo è comune ad entrambe. E, dal “Media Camp” dei giovani umbri, potrebbero anche nascere nuove competenze e risorse per i media delle comunità ecclesiali.

Su questi inediti e delicati scenari è tornato di recente anche un documento vaticano: lo Strumento di lavoro in vista del Sinodo dei Vescovi del prossimo ottobre sui giovani, la fede e il discernimento vocazionale. Facendo riferimento a quanto emerso nella lunga fase di ascolto dei ragazzi e delle Chiese locali, il testo riconosce che, anche per ignoranza e scarsa formazione, i pastori e in generale gli adulti stentano a comprendere questo nuovo linguaggio e hanno tendenzialmente paura, sentendosi di fronte a un “nemico invisibile e onnipresente”, che a volte demonizzano.

Dopo aver citato le ambiguità comunque presenti e fenomeni come quello dell’isolamento, anche estremo, il documento di lavoro del Sinodo attesta che social media e universo digitale non sono solo strumenti da utilizzare per la pastorale, né rappresentano una realtà virtuale da contrapporre a quella reale, ma costituiscono un luogo di vita con una propria cultura da evangelizzare.

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