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Il nordic walking alle prese con il Coronavirus

A colloquio con Mara Fullin, pluricampionessa di basket, ora impegnata come coach e come maestro di nordic walking con la Nuova Virtus Cesena. Il lavoro a porte chiuse e le attese e le speranze per il dopo pandemia

Nella foto Mara Fullin in azione nel giardino di casa, viste le limitazione imposte dal Coronavirus

La pluricampionessa Mara Fullin con all’attivo 18 stagioni disputate nella massima serie femminile di basket vanta la bellezza di 15 scudetti vinti, 7 Coppe Campioni, 4 Coppe Italia, 2 Supercoppe Italiane e 1 mondiale per club. Come se non bastasse, con le 199 presenze raccolte in maglia azzurra della Nazionale italiana (13 gli anni in azzurro, ndr), ha preso parte a 5 Campionati Europei di categoria, 1 mondiale e partecipato alle Olimpiadi di Barcellona del ’92 e di Atlanta del 1996. Un palmares immenso che, dopo il ritiro, ha permesso all’ex cestista di sedere sulla panchina dell’Italia femminile dell’U20 e della nazionale A dal 1999 al 2001 come vice allenatrice, per concludere come team manager della Nazionale maggiore dal 2005 al 2011. Attualmente l’atleta veneziana, ormai cesenate d'adozione, è maestro di nordic walking e coach di pallacanestro femminile alla Nuova Virtus Cesena.

Come si è avvicinata a questa disciplina?

Per puro caso. Ero in un raduno della Nazionale di basket nel 2005 in Trentino e abbiamo sostituto un allenamento di pallacanestro con un’uscita di nordic walking nella Val Venigia. Sono rimasta stupita perché dal mio ritiro dal basket non avevo mai trovato un’attività sportiva che mi desse soddisfazione. Così comprai subito un paio di bastoncini e iniziai nel 2005 andando ai Gessi, sotto gli occhi scettici della gente che mi vedeva passeggiare con i tradizionali bastoncini. Io mi sentivo bene anche in virtù degli acciacchi che mi ha lasciato la mia lunga carriera. Da semplice passatempo è stato breve il passo per diventare una grande passione. Dopo aver ottenuto il diploma da istruttrice nel 2012, con la Sinw (Scuola italiana nordic walking, ndr) ho iniziato a insegnare alla Nuova Virtus Cesena e nel 2017, sono diventata maestro. In totale abbiamo oltre 200 tesserati per il nordic walking. Siamo un bel gruppo ma anche lo staff tecnico è cresciuto con ben cinque collaboratori, tre istruttrici e due istruttori. La forza sta proprio in questa sinergia perché riusciamo a offrire un calendario fitto di allenamenti durante la settimana in modo da permettere a tutti di praticare la disciplina. Riusciamo anche a fare delle belle uscite andando a scoprire il nostro territorio che offre veramente dei luoghi incantevoli. Il valore aggiunto è quello che si conoscono tantissime persone e nascono tante amicizie.

Che tipo di preparazione è richiesta?

Si tratta di un’attività sportiva adatta a tutti e si parte da zero. È una camminata naturale con l’utilizzo funzionale di due bastoncini. La tecnica si impara, ci vogliono applicazione e tanto allenamento. La tecnica non è del tutto scontata, anzi… Il bastoncino serve per spingersi in avanti e non come appoggio. Essendo una camminata naturale, la difficoltà sta nel mantenere le braccia lungo i fianchi e tenere i bastoncini in posizione obliqua e non verticale.  

Che tipo di equipaggiamento è necessario?

Servono i bastoncini da nordic walking la cui caratteristica principale sta proprio nell’impugnatura composta da un lacciolo, una specie di guantino, destro e sinistro.Le scarpe da ginnastica devono avere una suola robusta, non troppo piatta, così da permettere un buon grip sia sui percorsi in asfalto, sia sullo sterrato. A completare il tutto pantaloni tecnici, giacca antivento, un cappello e guanti durante la stagione invernale.Quali sono le differenze con la winter nordic walking?Le rak, che si indossano nei piedi, permettono di effettuare anche sulla neve battuta la rullata che è il passo del nordic walking. Ben diversa è invece la ciaspolata perché si pratica in piste innevate non battute. Il mio consiglio è di farla con l’ausilio di una guida alpina.

Qual è stato il cammino più bello affrontato?

Quello di Santiago di Compostela. È stata un’esperienza straordinaria, soprattutto il momento dell’arrivo è emozionante, ma tutto ciò che circonda il percorso è affascinante. Anche le uscite che facciamo con il gruppo sono sempre esperienze stupende. Le Dolomiti riempiono il cuore ogni volta che ci andiamo. 

Perché si è trasferita a Cesena?

Nel 1990 sono approdata a Cesena e dopo quattro anni mi sono sposata, ma ho continuato a giocare a Como fino al 1998 per poi trasferirmi definitivamente in Romagna. 

Che cosa le è piaciuto di più della città?

Essendo veneziana, la possibilità di avere il mare vicino è stato un valore aggiunto. Dal 1990 ad oggi Cesena è diventata una grande città, ma sicuramente è meno stressante e trafficata della Lombardia, regione dalla quale provenivo. Ci sono molti posti belli e mi affascinava andare al mercato coperto perché mi ricordava molto quello di Rialto a Venezia, e tutti gli altri che visitavo nelle trasferte europee. Sono i polmoni della città, la vita! Quando lo hanno trasformato sono rimasta veramente male, un dispiacere.

Come sta passando il periodo di inattività a causa del Coronavirus?

Mi alleno in maniera assidua in giardino 3-4 volte a settimana. Percorro sei chilometri a seduta e faccio esercizi con i bastoncini. Inoltre ho svolto anche un paio di dirette social con i nostri walkers e insieme alle istruttrici mettiamo dei video sul nostro gruppo di Whatsapp in modo che tutti si possano allenare da casa.

Un consiglio che vuole dare ai giovani atleti?

Ne ho più di uno. Il primo è quello di non iniziare uno sport solo per diventare 'qualcuno'. Bisogna sentirsi bene nel praticare una disciplina e divertirsi in gruppo. Se poi si possiedono capacità e talento, questo bisogna allenarlo per migliorare sempre, anche per chi sarà fortunato nel diventare un atleta professionista. Fare sport deve essere uno stile di vita, indipendentemente dalla categoria dove uno giocherà. Un altro aspetto importante è saper ascoltare i consigli dei propri allenatori perché essi vogliono trasmettere una passione. Da ragazza, anche quando venivo rimproverata, tenevo a mente i suggerimenti dei miei coach e mi sono serviti, sia in campo che fuori. Infine, bisogna non abbattersi di fronte agli insuccessi ma occorre rimboccarsi le maniche e tirare fuori gli attributi.

Qual è il sogno nel cassetto?

Prima pensiamo a superare questo momento difficile, non vedo l’ora di tornare ad allenare le mie ragazze della pallacanestro. Se non potremo farlo al chiuso, metteremo i canestri all’aperto. Come Nuova Virtus Cesena però, ci piacerebbe avere in futuro una casa tutta nostra. I nostri gruppi si spostano tra il Cubo alla stazione, Macerone, il Palaippo, il Carisport e Ponte Abbadesse. Chissà...

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