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L'incredibile sensazione di tagliare il traguardo

Intervista alla cesenate Chiara Petracci, di ritorno dalla più famosa delle maratone, quella di New York

Chiara Petracci alla Maratona di New York

Ci sono persone che praticano sport per mantenersi in forma, ci sono persone che lo praticano a livello professionistico e ce ne sono altre che lo praticano cercando di portare la propria “asticella” un po’ più in alto. Di questa ultima categoria fa parte Chiara Petracci, trentaseienne cesenate, coniugata con Luca Campana e madre della piccola Martina di tre anni, che ha partecipato all’ultima edizione della più famosa delle maratone, quella di New York, nel mese scorso. Parliamo con lei di questa esperienza.

Da quanto tempo pratica sport?

Lo sport in generale si può dire che l’ho sempre praticato. Da bambina ho fatto nuoto agonistico, poi, nell’ordine, basket, calcio femminile a 11, calcetto a 5, ciclismo su strada, Mtb e beach volley. Ho iniziato a correre a piedi a dicembre 2017, riscontrando subito forti dolori e affaticamenti muscolari al ginocchio, che pensavo mi potessero impedire di proseguire l’attività fisica. Ho scoperto invece che erano solo le conseguenze dell’adattamento del mio fisico alla corsa, mai praticata prima.

Da dove e come è partito il desiderio di partecipare alla maratona di New York?

Già dieci anni fa mi era venuta l’idea di poter partecipare ad un evento di questo tipo, ma mentalmente non ero pronta per affrontare una sfida del genere. Nel 2017, seguendo la maratona dalla TV, all’arrivo al traguardo delle atlete femminili, ho provato una forte empatia e da qui è nato il desiderio di cimentarmi nella “maratona delle maratone”, quella di New York.

Quando ha iniziato e come è stata la preparazione fisica?

L’ho iniziata a marzo 2018, a 8 mesi di distanza dalla gara. È stata una preparazione lunga e difficile, specie nell’ultimo periodo, a due mesi dalla gara, durante i quali facevo 60-70 chilometri a settimana divisi in quattro uscite, con allunghi, ripetute e allenamenti sulla distanza nei week-end. Anche dal punto di vista alimentare è stata una bella sfida. Ho impostato il regime dietetico affinché potessi arrivare al giorno della gara con le energie al massimo e avere la miglior prestazione dal mio fisico. Sono arrivata alla gara senza infortuni di alcun tipo e mentalmente carica, per cui ritengo di aver fatto un buon lavoro di preparazione, pur non essendo un’esperta del settore.

Il suo prossimo obiettivo?

La corsa mi ha stimolato, “ci ho preso gusto” come si dice. Se inizialmente potevo pensare “ma chi me lo ha fatto fare”, adesso non vedo così distante l’idea di correre un’altra maratona. Il mio prossimo obiettivo, visto che con la bici e il nuoto ho buone prestazioni e nella corsa riesco a difendermi, sarebbe quello di poter partecipare a una competizione di triathlon.

Che cosa le ha lasciato questo esperienza?

La consapevolezza di essere forte mentalmente. È grazie a questa forza che ho superato i momenti di “crisi” durante gli otto mesi di preparazione e durante la maratona stessa, riuscendo a tagliare il traguardo dopo 4 ore 8 minuti e 13 secondi - niente male vero? -. Mi ha trasmesso un fiume di emozioni, non sempre esprimibili a parole. Per esempio, è indescrivibile la sensazione di “dare il cinque” agli spettatori che assistono alla maratona, la maggior parte dei quali bambini, che vivono quel giorno come una festa, e questo spirito di festa che pervade la gara, chi corre, lo vive per tutti i 42,195 Km. Per non parlare dell'incredibile sensazione di tagliare il traguardo.

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