Valle Savio
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lutto a Sarsina

Il vescovo Douglas ai funerali di Alberto Giannini: "Tutto porta scritto più in là"

"Noi celebriamo i funerali dei nostri fratelli e delle nostre sorelle in Cristo avvolti dalla certezza della nostra risurrezione", ha aggiunto il presule

Il vescovo Douglas ai funerali di Alberto Giannini: "Tutto porta scritto più in là"

Di seguito pubblichiamo l'omelia che il vescovo Douglas sta pronunciando in questo momento nella concattedrale di Sarsina per i funerali del maestro elementare Alberto Giannini, già vicesindaco e presidente della locale Bcc. (cfr pezzo a fianco). 

Alla Messa di esequie erano presenti diversi amministratori locali, tra cui il sindaco della città plautina, Enrico Cangini con il vicesindaco Gianluca Suzzi, il sindaco di Verghereto Enrico Salvi e quello di Sant'Agata Feltria Goffredo Polidori, ed esponenti del mondo della Banche di credito cooperativo tra cui il presidente della Bcc di Sarsina e presidente Emilia Romagna della Federazione delle Bcc, Mauro Fabbretti e il direttore generale della stessa Bcc, Mauro Freschi. 

Ecco il testo pronunciato da monsignor Regattieri. 

Era sua abitudine, ogni volta che celebravo in Basilica, venire in sagrestia, a Messa conclusa, ed esprimermi, con pacatezza ma anche con tanto colore romagnolo, il suo parere non solo sull’omelia, ma anche su ciò che la cronaca offriva circa la vita della Chiesa, con una particolare attenzione alle parole, ai gesti del nostro papa Francesco, di cui ammirava la spontaneità e la freschezza comunicativa.

Alberto Giannini lo ricordiamo tutti come il maestro, l’assessore, il vice sindaco, il presidente della locale Bcc. Ma soprattutto come lo sposo e il padre; alla sua famiglia, alla moglie, ai figli, nipoti e parenti tutti desideriamo esprimere le nostre sentite condoglianze e assicurare la nostra preghiera in suo suffragio.

Noi celebriamo i funerali dei nostri fratelli e delle nostre sorelle in Cristo avvolti dalla certezza della nostra risurrezione. In questo ci distinguiamo da chi non crede. Noi crediamo – come affermiamo nel Credo – che egli, risorto per primo, risusciterà anche noi: “Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà” (Credo niceno-costantinopolitano) e col credo apostolico: “Credo la risurrezione della carne, la vita eterna”.

Certezza questa che è fondata sulla risurrezione di Cristo. Così ci ha detto ancora una volta l’apostolo Paolo nella prima lettura: Ora Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. (…) Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo” (1Cor 15, 20.22-23). E così ci ha ripetuto anche il vangelo collocandoci al centro della nostra fede, invitandoci ad accogliere – come se fosse rivolto a noi – l’invito dei due uomini apparsi alle donne, “in abito sfolgorante” (Lc 24, 4): "Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto” (Lc 24, 5-6a).

È questa, la risurrezione di Cristo e in Cristo la nostra risurrezione, una certezza non relegata nel passato quasi fosse un reperto archeologico da conservare, ma una certezza attuale, viva, capace di guidare la nostra vita, il nostro peregrinare: Il cero pasquale oggi acceso e collocato accanto alla bara di Alberto, né è il segno e il simbolo. Non dimentichiamolo mai! Siamo nati per il cielo, la nostra vera patria è lassù (Cfr Fil 3, 20).  

Questo simbolo è carico di significati cristiani. Anzitutto ci parla di morte. La cera si consuma lentamente; il cero acceso si abbassa inesorabilmente, piano piano. è segno di morte. Per questo lo collochiamo accanto alle bare dei corpi dei nostri fratelli prima di affidarli alla terra.

Simboleggia la nostra vita breve. Come dice il salmo: 

 

“Tu fai ritornare l'uomo in polvere,
 (…) Mille anni, ai tuoi occhi,
sono come il giorno di ieri che è passato,
come un turno di veglia nella notte.
Tu li sommergi:
sono come un sogno al mattino,
come l'erba che germoglia;
al mattino fiorisce e germoglia,
alla sera è falciata e secca.
(…)Tutti i nostri giorni svaniscono per la tua collera,
consumiamo i nostri anni come un soffio.
Gli anni della nostra vita sono settanta,
ottanta per i più robusti,
e il loro agitarsi è fatica e delusione;
passano presto e noi voliamo via” (Salmo 90, 3.4-6.9-10).

 

Ma è anche segno di vita: Illumina, rischiara le tenebre, guida il cammino. Anche per questo lo collochiamo accanto ai nostri morti. Per dire che la morte è stata vinta dalla Vita, che la luce del cero rappresenta. Quella luce, anche se fioca e debole, è un segno potente di vita. Come ha ben riflettuto il poeta:

 

Sotto l’azzurro fitto del cielo
qualche uccello di mare se ne va;
né sosta mai:
perché tutte le immagini portano scritto “più in là” (E. Montale).

 

Sì, tutte le immagini portano scritto “più in là”.

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