Valle Savio
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15 agosto

Tavolicci (Verghereto) domani la Messa per la festa dell'Assunta

Alle 17 sul prati antistante la chiesa. Riepiloghiamo un po' di storia

Tavolicci (Verghereto) domani la Messa per la festa dell'Assunta

Più di un quarto di secolo per la chiesa di Tavolicci: 26 anni sono passati dall’inaugurazione della chiesetta, voluta e costruita con le proprie mani dall’allora parroco don Vittorio Morosi e consacrata dall’allora vescovo Lino Garavaglia il 9 agosto 1996.

Come ogni anno, domani, lunedì 15 agosto, alle 17 verrà celebrata la Messa all’aperto (tempo permettendo) sul prato antistante la chiesa; seguirà la processione con la statuetta millenaria.

“Ricordo molto bene - dice don Daniele - quella Santa Messa. Avevo 11 anni e facevo il chierichetto; ricordo bene il momento in cui vennero rinchiuse in una teca i frammenti di ossa dei santi e venne sigillata con ceralacca la pergamena di consacrazione”.

La pergamena cementata dentro l’altare così recitava: “Oggi, 9 agosto, dell’Anno del Signore 1996, io, Lino Garavaglia, Vescovo di Cesena – Sarsina, ho solennemente dedicato a Dio questo altare e vi ho deposto le reliquie di: San Vicinio, Protovescovo di Sarsina e nostro Patrono; San Cassiano, martire di Imola; San Vitale, Martire di Bologna; San Filippo Neri, sacerdote e antico Patrono secondario della Diocesi di Sarsina; San Paolo della Croce, fondatore dei Passionisti; San Stanislao Kostka, novizio della Compagnia di Gesù; San Vincenzo de Paoli, fondatore dei Preti della Missione e delle Figlie della Carità”.

Era il terzo trasferimento per l’antica statuetta di Montegiusto. Il secondo trasferimento avvenne nel 1967: ecco cosa successe.

Fino al giugno 1964, da decenni, celebrava Messa nell’antichissima pieve di Santa Maria di Montegiusto il parroco di Pereto fino che si iniziò a celebrare nel sacrario di Tavolicci continuando ad andare a Montegiusto a celebrare solo le due feste annuali, fino all’8 dicembre 1967 quando l’antica statuetta venne portata definitivamente a Tavolicci, iniziando la rovina del tempio millenario.

Nel 2013, avendo avuto in dono libri e documenti dai parenti di don Paolo Raggi, fino al 1969 parroco di Pagno e Tavolicci e morto nel 1995 dopo aver svolto decenni in Missione in Kenya, don Daniele Bosi si trovò tra le mani alcune lettere del sacerdote in cui motivava l’asportazione della piccola antichissima statua.

 

In questi fogli dattiloscritti, don Paolo motiva la decisione di asportare la Statua da Montegiusto: “Constatato che: le due feste annuali a Montegiusto costano sacrifici inauditi ai priori della festa che devono riparare la strada, impiegare delle giornate per pulire chiesa e locali annessi, e portare a schiena d’asino tutto l’occorrente per il pranzo, cui partecipano di solito dalle dieci alle venti persone; che dalle parrocchie site oltre la Para non viene oramai più nessuno, compresi i sacerdoti; che dalle altre parrocchie confinanti, per es. Monteriolo i fedeli raggiungono con gravissima difficoltà Santa Maria con i bambini in braccio, a piedi, mentre ormai a piedi non va più nessuno, e invece numerosissimi verrebbero, per le facili comunicazioni, a Tavolicci; che la statua della Madonna viene talvolta manomessa dai roditori: è stato stabilito che la Statua della Madonna, oggetto di tanta venerazione da parte dei fedeli, venga trasportata a Tavolicci. Si partirà processionalmente l’8 dicembre 1967 alle 9.30 da Montegiusto, con la fiducia che la stagione sia clemente, per arrivare a Tavolicci alle 10.30 per la messa”.

E in un altro foglio dattiloscritto, del 9 dicembre ’67, c’è il resoconto della giornata: “Il gruppo di fedeli, in arrivo a S. Maria, è stato accolto dal suono dell’antica campana, prelevando poi la venerata immagine, ha formato una bella processione, che si è snodata per oltre un’ora per sentieri impervii e scoscesi, tra boschi e tratti ora cespugliosi ora pietrosi. Ognuna delle dieci poste del Rosario era alternata da un inno alla Vergine; si susseguivano, talvolta, brevi pause di silenzio e soste forzate nella faticosa marcia. Non mancava il fotografo a riprendere le scene più salienti. A Tavolicci, nella chiesa gremita di gente, ha avuto luogo la S. Messa. L’entusiasmo, la fede genuina, l’amore fraterno e lo spirito di sacrificio della nostra buona gente, rimasta ancora in montagna, hanno caratterizzato la suggestiva cerimonia, che resterà indelebile nel cuore di tutti”.

 

La statua venne ricoverata nel Sacrario dei Caduti, dove rimase quasi 30 anni: dal 1967 al 1996.

 

Don Vittorio Morosi, amante del disegno tecnico, per 40 anni lavorò nello studio del geometra Antonini di Sarsina avendo tre piccole parrocchie in cui non era necessario un lavoro a tempo pieno (negli ultimi anni non raggiungevano le 150 unità). Suo sogno era ricostruire il caduto Santuario di Montegiusto non nella sua originale posizione, purtroppo impervia, ma a Tavolicci dove nel frattempo la popolazione si era trasferita.

Don Vittorio fin dal suo arrivo (fu parroco di Tavolicci in 2 tempi: dal 1969 al 1976, e dal 1985 al 2007) volle costruire una chiesetta nuova (le prime lettere ritrovate in cui don Vittorio fa appello ai ministri pubblici sono del 1972; sogno che realizzò solo nel 1996): alcuni parrocchiani la volevano su in alto, vicino l’altra, o volevano ampliare quella esistente. Le famiglie erano 25, e per 18 di loro la chiesa era più comoda nell’attuale posizione, anche per la vicinanza al cimitero. Le altre, la preferivano su vicino al Sacrario dei Caduti. Una diatriba che purtroppo un po’ divise la già piccola comunità.

Ma don Vittorio credette fosse più comoda in basso, vicino al ristorante. Creò, mettendo tutto quello che aveva, anche un campo sportivo per i bambini, ancora numerosi. Peccato che il sogno presto si spense: in pochi anni i bambini diventarono grandi e lasciarono tutti Tavolicci; il ristorante dopo 5 anni chiuse. E la morte colse, nel 2007 a 80 anni, don Vittorio per un tumore. Da allora vari parroci si sono susseguiti fino al definitivo affidamento al parroco di Sarsina, che incarica ogni domenica un accolito che anima, da quasi 10 anni, la comunità. 

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