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Una modifica della legge regionale sulla destinazione d'uso dei locali

La richiesta del sindaco di Bagno di Romagna Marco Baccini

Un'immagine del centro di Bagno di Romagna tratta dalla pagina facebook "Sei di Bagno se..."

Una revisione urgente della Legge regionale che disciplina i cambi di destinazione d'uso dei locali, e in particolare dell’art. 28 della LR 15/2013, che equipari nella medesima categoria funzionale il commercio all’artigianato di servizio. 

La chiede il sindaco di Bagno di Romagna Marco Baccini con una lettera indirizzata al presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, ea Barbara Lori, assessore alla Montagna, Vincenzo Colla, assessore allo Sviluppo economico, Emma Petitti, presidente dell’Assemblea legislativa, ai Consiglieri regionali della Provincia di Forlì-Cesena e alle Associazioni di categoria.

Il tema è quello del “mutamento di destinazione d’uso” dei locali dei centri urbani – scrive in una nota il sindaco Baccini "che oggi rappresenta un concreto ostacolo al mantenimento dell’economia nei centri urbani, privando di fatto la possibilità di un ricircolo nella gestione dei locali o di una diversa attività da insediare negli stessi. Questo sta alimentando il fenomeno delle “vetrine vuote” o delle “serrande abbassate”.

 L’applicazione normativa di cui all’art. 28 della LR 25/2013 crea ostacoli difficilmente superabili al passaggio di destinazione d’uso dei locali classificati a negozio (categoria catastale C1) alla destinazione di artigianato di servizio (categoria catastale C3) e viceversa, ciò che impedisce e inibisce ogni tipo di stimolo imprenditoriale.

 Si tratta di un problema generalizzato e diffuso che sta colpendo i grandi centri urbani delle città così come i piccoli borghi dei Comuni, ove il fenomeno sta producendo le sue peggiori conseguenze".

"Per di più  - si legge nella missiva - in un momento contingente come quello attuale, che impone di studiare azioni dirette a sostenere e rilanciare l’economia nel suo complesso, poniamo alla Vostra attenzione la necessità di rivedere la disciplina dei cambi di destinazione d’uso, quale iniziativa che raggiungerebbe due obiettivi primari e fondamentali, ovvero un tangibile snellimento burocratico ed un concreto sostegno al rilancio dell’economia.

Nei nostri borghi e nelle città aumentano i locali sfitti, ma d’altra parte rileviamo un aumento della richiesta di esercizio di attività artigianali che vorrebbero insediarsi in locali precedentemente adibiti ad esercizi commerciali di vicinato ma che vi rinunciano per l’eccesso di burocrazia. È un fenomeno che necessità di un intervento correttivo per dare sfogo a questa esigenza.

Di qui la richiesta la richiesta della modifica "in analogia e coerenza con la disciplina regionale del contribuito di costruzione che assegna uno stesso importo degli oneri di urbanizzazione U1 e U2 alla fuzione commerciale al dettaglio e funzione produttiva limitatamente all'artigianato di servizio (casa, persona)".

Marco Baccini sottolinea "l'urgenza di intervento motivata dalla prontezza con cui vogliamo affrontare il periodo post-pandemico in un'azione complessiva di rilaancio e sostegno dell'economia, senza il quale ci troveremo costretti ad affrontare una desertificazione commerciale crescente".

 

 

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