Domenica 12 ottobre – 28esima domenica Tempo Ordinario – Anno C

L’INCONTRO CON IL SIGNORE È RELAZIONE DI SALVEZZA

2Re 5,14-17; Salmo 97; 2Tm 2,8-13; Lc 17,11-19

«Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato». Con queste parole dette da Gesù al lebbroso samaritano guarito a distanza dalla malattia, l’unico fra i 10 tornato da lui dopo la guarigione «lodando Dio a gran voce» e gettandosi ai suoi piedi per ringraziarlo, si conclude il racconto evangelico.

È un’affermazione significativa per il nostro percorso alla sequela di Gesù, perché ci rende consapevoli che la salvezza non si ottiene attraverso le nostre azioni, i nostri sforzi, i nostri meriti, la nostra giustizia, ma tramite la fede in Gesù Cristo, che è il Signore della nostra vita.

Al riguardo l’apostolo Paolo, nella lettera ai Filippesi, considera che tutto sia spazzatura a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, e che la nostra giustizia non è quella derivante dalla legge, ma quella che viene da Dio, basata sulla fede. La giustizia si ha mediante la fede in Cristo ed è un dono gratuito di Dio, un processo attraverso il quale l’uomo viene reso giusto e liberato dal peccato e dalla schiavitù del male, non per le proprie opere, ma per la grazia ricevuta tramite la fede nell’opera redentrice di Cristo.

Il lebbroso samaritano che torna a ringraziare Gesù riconosce che la guarigione è il segno di una realtà nuova. È questa relazione che porta alla salvezza. Il brano ci spinge a coltivare una relazione personale con Gesù che ci offre il perdono dei peccati e la possibilità di riconciliarci con Dio.

La salvezza è un incontro continuo con Gesù, che è risorto ed è vivo. La relazione si coltiva con la preghiera, la meditazione del Vangelo, l’esperienza sacramentale e il seguire i suoi insegnamenti fondati sull’amore: amare Dio e amare il prossimo, che significa rispecchiare l’amore di Dio e permettere di fare risuonare l’amore che abita in noi.

Chiediamoci se facciamo parte dei nove lebbrosi che dopo la guarigione non tornano a dar gloria a Dio, o se siamo simili a quello riconoscente. Quanti doni riceviamo dal Signore ogni giorno – la vita, il creato, le relazioni, gli affetti, le piccole e grandi gioie, la speranza – eppure raramente lo ringraziamo, diamo tutto per scontato, ci comportiamo come i nove lebbrosi.

Avere fede nel Signore significa rendere grazie in ogni circostanza, anche quando le cose vanno male, perché nulla potrà mai separarci dall’amore di Dio e la sua provvidenza è sempre presente, perché Dio desidera sempre il nostro bene. Allora saremo come il lebbroso riconoscente e ci sentiremo dire dal Signore quando lo incontreremo: «La tua fede ti ha salvato».