Diocesi
Pellegrini a Roma con il vescovo don Pino/3. La Messa a San Pietro
Monsignor Caiazzo all'omelia: "Chiamati a essere come Gesù e a costruire ponti". Le foto e il video
Momento centrale del pellegrinaggio diocesano oggi a Roma (vedi notizie al link sotto) è la Messa presieduta poco fa dal vescovo Antonio Giuseppe Caiazzo nella Basilica di San Pietro, alla Altare della Cattedra.
La celebrazione
La celebrazione è stata animata dalla corale santa Cecilia, con l’aggiunta di elementi da vari cori parrocchiali, diretta dal maestro Gianni Della Vittoria. Intonato il salmo “Canterò per sempre l’amore del Signore” (video sotto). Nel Vangelo letto, il brano di Luca in cui Gesù, nella sinagoga, legge dal rotolo la Scrittura: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio”.
L’omelia: “Sentire la paternità di Dio”
“Il nostro convenire qui oggi sulla tomba di san Pietro esprime l’essere popolo di Dio – ha esordito il vescovo all’omelia -. Siamo figli, desiderosi di sentire la paternità del suo amore espressa dallo Spirito Santo e da Gesù Cristo, il Verbo che si è fatto carne. In quanto fratelli di Gesù Cristo non perdiamo la speranza in Colui che è l’amen di Dio”. Questo, secondo il presule, “è il cammino dell’uomo chiamato a capire se stesso. Una storia, quella di Gesù Cristo, che contrasta con quanto fa l’uomo oggi, che dà luogo a tante guerre e violenze. Oggi vediamo un trattato di pace in Palestina, preludio di una pace universale. Nessuno, indipendentemente dalla fede, può dire di appartenere a Dio se non fa parte di questa umanità che appartiene a Dio”.

Il vescovo: “Chiamati a costruire ponti”
Dio, ha proseguito monsignor Caiazzo, “ha scelto come dimora la nostra carne, questa povertà che ha il mio nome e il tuo nome”. Da qui la preghiera: “Il Signore, nostra speranza, ci doni la forza e la capacità di essere come lui, di agire come lui. Fate questo in memoria di me, diciamo alla consacrazione. Non significa ritualizzare, fare solo un rito, ma agire come il mistero si è rivelato nella nostra vita. Siamo chiamati a costruire ponti umani, di cui si sente bisogno”.


Preghiera per le vocazioni e per la pace
A Nazaret, il riferimento al brano evangelico, “Gesù è entrato nella sinagoga. Qui in chiesa, in questo luogo ci sta mostrando che “lo spirito del Signore è su di me”. Il nostro ritornare alle nostre case sia cosciente del Signore su di noi, non solo sul vescovo, sui sacerdoti o sui diaconi. Quante cose cambierebbero da oggi. Ci pensate? Quanto bene possiamo ancora fare”. Uno dei peccati più gravi, ha proseguito il presuele, “sono le omissioni. Chiediamo al Signore che ci dia gioia e speranza fuori da queste mura, in mezzo all’umanità. Il Signore si serve di tutti. Io benedico, ogni volta che entro, poi il Signore sa quello che devo fare. Preghiamo per chi si sta perdendo nella vita, per le nostre famiglie. Perché il Signore faccia nascere vocazioni al ministero sacerdotale e alla vita consacrata. Preghiamo perché questa pace possa essere giusta in tutte le parti del mondo. Anche in quei 55 conflitti nel mondo di cui pochi parlano“.