Zohran Mamdami sindaco, una lezione anche per l’Europa

A 34 anni, il democratico ha vinto le elezioni a New York Affitti, salari, qualità della vita al centro della sua campagna

New York ha eletto, lo scorso 4 novembre, un sindaco di 34 anni, democratico socialista (con un significato più radicale rispetto a come lo intendiamo noi in Italia), primo musulmano alla guida della città: Zohran Mamdani, figlio di immigrati, anche se di successo.

Chi è Zohran Mamdani

Sua madre è Mira Nair regista e sceneggiatrice, suo padre Mahmood Mamdani, professore alla Columbia university.

Un anno fa Zohran Mamdani era un nome praticamente sconosciuto. Nei sondaggi era quotato dell’uno per cento. Oggi è il 111esimo sindaco, dopo aver battuto sia Andrew Cuomo, ex governatore democratico, presentatosi come indipendente dopo aver perso le primarie, sia tutto l’establishment politico ed economico della città.

Campagna sul costo della vita

Una campagna basata su una cosa semplice da dire ma molto difficile da fare: rendere New York di nuovo vivibile per chi ci lavora. Affitti, salari, trasporti, spesa quotidiana, assistenza all’infanzia. Non slogan identitari, ma proposte radicali e molto concrete.

Il voto del ceto medio

Il suo risultato ci dice una cosa chiarissima sul tempo che stiamo vivendo: non sfondano più i messaggi costruiti per non disturbare nessuno. A muovere le persone è la risposta alle esigenze della fascia grigia che si è impoverita: chi fino a ieri arrivava tranquillo a fine mese e oggi si ferma alla seconda settimana. Ieri mia figlia a Washington ha chiamato un Uber: alla guida c’era un afgano, con moglie e quattro figli a carico, che le ha detto che lavora venti ore al giorno per riuscire a sopravvivere.

I dati elettorali lo confermano: Mamdani ha conquistato la fascia centrale. Il ceto medio urbano, quello fra i cinquanta e i duecentomila dollari di reddito familiare, che vive il paradosso di lavorare molto e non riuscire più a sostenere la città. È la coalizione di chi si sente impoverito, pur non essendo totalmente incapace di sopravvivere.

Primo, ascoltare

La sua forza è stato lo stile utilizzato: una campagna di ascolto, presenza fisica nei quartieri, linguaggi diversi (letteralmente ha parlato in più lingue) e una narrazione di sé che non è “io contro di loro”, ma “io in mezzo a voi”.

Essere popolari non significa solo contrapporsi a qualcuno, ma saper essere intermediari tra le persone e i loro bisogni: tradurre paure e desideri in un racconto politico comprensibile. Mamdani ha vinto perché ha saputo tenere insieme radicalità di contenuti e prossimità quotidiana.

La lezione per l’Italia

In un’Italia dove larghe fasce di elettorato si sentono abbandonate (non solo i molto poveri, ma chi ha paura di diventarlo) la lezione non è importare il programma del nuovo sindaco di New York. È capire e dare corpo a quello che è stato il suo metodo: meno tattica di palazzo, meno mestiere e più vicinanza, lingua semplice e proposte che parlino di come arrivare a fine mese.