Cesena
Scuola, Tallarico (Sacro Cuore): “Il compito è educare alla bellezza”
A colloquio con il rettore delle scuole del Sacro Cuore di Cesena: "L’educazione è opera corale. Nessuno educa da solo"
Per la scuola è il tempo degli open day. E di pensieri, per molte famiglie. La scelta non è mai semplice e l’offerta non sempre corrisponde alle attese. Per capire meglio come orientarsi nel panorama locale, abbiamo posto alcune domande al rettore delle scuole del Sacro cuore di Cesena, il professor Domenico Tallarico. Le scuole del Sacro cuore sono un’istituzione paritaria dall’infanzia alla secondaria di primo grado.
Rettore, in vista degli open day e delle iscrizioni vogliamo parlare di istruzione? Oppure di…?
Educazione è la parola importante, che comprende anche la parola istruzione, ma tiene conto della caratteristica peculiare di ogni persona. Educere, in latino, significa “tirare fuori”: compito dell’educazione è far emergere i talenti di ogni bambino e ragazzo, e questo è possibile soltanto nel rapporto con la realtà e un maestro. Ci ricordava qualche settimana fa don Paolo Prosperi, in un incontro con tutta la comunità scolastica, che rispetto a un mondo sempre più in crisi (famiglia, natalità, guerre e disagi), compito della scuola è educare alla bellezza: «Ecco perché l’educazione al bello è l’educazione alla pace, perché è la strada per imparare, o recuperare sempre di più, il potere di amare il reale, la realtà di sé e di ciò che c’è». Il compito della nostra scuola è innanzitutto quello di mostrare il bello che c’è, a partire dalla propria persona: ognuno è una bellezza unica e irripetibile, da scoprire nel rapporto con gli altri e con la realtà. Ecco perché il titolo dei nostri open day di quest’anno sarà “Il mondo aspetta che tu lo guardi”.
Se il tema è l’educazione, lo vede al centro del pensiero delle comunità e delle famiglie?
La bellissima Lettera apostolica del Papa “Disegnare nuove mappe di speranza” ha riportato al centro del dibattito pubblico il tema dell’educazione. È un prezioso strumento su cui credo tutta la comunità cristiana dovrebbe lavorare, ponendosi domande nuove rispetto ai tempi che viviamo. Papa Leone XIV ribadisce un concetto molto caro anche a papa Francesco, cioè che «l’educazione cristiana è opera corale: nessuno educa da solo. La comunità educante è un ‘noi’, dove il docente, lo studente, la famiglia, il personale amministrativo e di servizio, i pastori e la società civile convergono per generare vita». Il punto è capire se la comunità cristiana crede ancora in questo «noi» e come lo si attua nelle nostre comunità. Papa Leone aggiunge anche che «questo ‘noi’ impedisce che l’acqua ristagni nella palude del ‘si è sempre fatto così’ e la costringe a scorrere, a nutrire, a irrigare». Da questo punto di vista mi auguro che questa lettera susciti un lavoro corale, che, in questo momento, fatico a vedere tra i vari soggetti che compongono la comunità cristiana.
Vede un’alleanza educativa tra le diverse componenti del cosiddetto mondo cattolico?
Ci sono dei tentativi, ma poca coralità. Spesso, nelle nostre comunità, si è più impegnati a coltivare il proprio orticello che a costruire una visione e una collaborazione comune. Anche la scuola paritaria, cattolica o di altra natura, viene talvolta vista come un soggetto fastidioso, quasi superfluo o inutile. È vero il contrario: gli studi ci dicono che dove c’è maggiore libertà di educazione, c’è anche maggiore democrazia e libertà. Spiace che molti, anche nel mondo cattolico, facciano fatica a comprendere questo elemento così importante della nostra convivenza civile e democratica. Un ruolo importante nella lettera del Papa è dato proprio alla scuola cattolica “un ambiente in cui fede, cultura e vita si intrecciano. Non è semplicemente un’istituzione, ma un ambiente vivo in cui la visione cristiana permea ogni disciplina e ogni interazione”. Il nostro tentativo di fare scuola è questo. Siamo aperti a qualsiasi tipo di collaborazione con qualsiasi componente del mondo cattolico.
Se dovesse indicare i motivi per cui scegliere le vostre scuole…
I motivi, dal punto di vista dell’offerta didattica, sono molti: siamo scuola Cambridge dall’infanzia alla scuola secondaria di primo grado; organizziamo gite di più giorni già dalla scuola primaria per portare a scoprire la bellezza che ci circonda. Il teatro è presente in tutti i nostri ordini di scuola come elemento fondamentale per la crescita relazionale dei bambini e dei ragazzi. Abbiamo un insegnante di educazione fisica professionista già dalla prima classe della primaria per favorire il gioco insieme. Offriamo laboratori, come quello di canto corale. Ma credo che il nostro punto di forza principale sia l’attenzione al bene del bambino e del ragazzo, e l’impegno nel costruire un’alleanza educativa e un dialogo autentico tra scuola e famiglia. Un percorso che, per esperienza, risulta spesso difficile, se non impossibile nella scuola statale.
La retta rimane un ostacolo? Da qualche anno alla materna c’è la concorrenza dell’intervento del Comune. Qual è il suo parere in merito?
Il tema della parità è importante e sempre più attuale, innanzitutto perché non viene ancora pienamente applicato il principio dell’articolo 30 della Costituzione, che riconosce il diritto dei genitori a educare i propri figli. La legge Berlinguer del 2000 ha tentato di dare attuazione a questo diritto, riconoscendo le scuole paritarie come parte integrante del sistema pubblico di istruzione. È una riforma zoppa, perché non ha previsto un pieno riconoscimento economico per le scuole e per le famiglie. Nel nostro Comune stiamo vivendo una situazione di squilibrio per le scuole dell’infanzia, che non risponde a una logica di vera parità: l’offerta comunale è gratuita per tutte le famiglie, indipendentemente dal reddito, grazie a interventi pubblici significativi dal punto di vista economico. Si tratta, da un lato, di un elemento positivo, per l’attenzione che si vuole dare all’educazione; dall’altro, è riconosciuto solo un piccolo contributo alle scuole paritarie. Così, le famiglie che scelgono le nostre scuole, oltre a pagare la retta, versano anche tasse comunali e statali, che servono anche a finanziare la gratuità per altre famiglie, anche benestanti. Le nostre scuole, per sostenere la libertà di educazione, erogano ogni anno circa 80.000 euro in borse di studio alle famiglie, alcune delle quali con redditi Isee di appena 5.000 euro. Queste risorse vengono raccolte grazie a iniziative di fundraising promosse da genitori e benefattori della scuola. Facciamo il possibile per garantire la libertà di educazione.
Calo demografico e difficoltà crescenti, anche economiche. La vera sfida qual è?
Bisogna sempre guardare al futuro con speranza, che è il primo fattore fondamentale anche per continuare a generare vita nella nostra società. Il calo demografico è, insieme alla questione educativa, il grande problema dell’Italia: da questi due aspetti dipenderà il futuro del nostro Paese. Commuove vedere che nella nostra scuola ci siano famiglie con cinque o più figli: rappresentano una speranza da sostenere. Mi auguro che sempre di più la politica, le istituzioni e anche la Chiesa si mettano al servizio di queste famiglie e dell’educazione. Solo così il futuro potrà essere davvero pieno di speranza. Il Papa, con la sua ultima lettera, ha sollecitato tutti a intraprendere proprio questo cammino di speranza.