Dalla Chiesa
Accessibilità e inclusione nei luoghi sacri: la Cei fa rete tra cultura, cammini e disabilità
Suor Veronica Donatello richiama la necessità di fare rete e valorizzare i progetti diocesani. Cammini religiosi, basiliche, beni culturali e nuove tecnologie diventano strumenti di inclusione per le persone più fragili
Il seminario “Oltre la soglia” promosso dalla Conferenza episcopale italiana, a Roma
Criteri e progetti da raccontare
“La nostra idea è raccontare per non disperdere. Questo seminario è un’occasione per trovare criteri e per parlare di progetti. Alcuni li hanno già fatti: raccontiamoli e mettiamo in contatto le realtà”. Ha sintetizzato così suor Veronica Donatello, responsabile del Servizio nazionale Cei per la pastorale delle persone con disabilità, l’obiettivo dell’incontro “Oltre la soglia”, organizzato insieme all’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della Cei, e svoltosi ieri alla basilica di San Giovanni Battista dei Fiorentini a Roma.
Piano d’azione nazionale per i diritti delle persone con disabilità
Nel seminario si è parlato di accessibilità ai luoghi sacri e alla cultura attraverso la presentazione e la promozione di progetti avviati all’interno di alcune diocesi italiane. Sullo sfondo c’è la recente approvazione del nuovo Piano d’azione nazionale per la promozione dei diritti delle persone con disabilità, presentato lo scorso 3 dicembre con le sue 66 linee d’azione. Il piano si affianca ai Peba, i piani elaborati dal Ministero della cultura e finalizzati all’abbattimento delle barriere architettoniche negli spazi e negli edifici pubblici già esistenti.
“In Italia ci sono 13 milioni di persone con disabilità – ha evidenziato Dino Angelaccio, coadiutore del gruppo Accessibilità universale dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità del Ministero – e quando si parla di accessibilità bisogna avere chiaro che si deve coinvolgere la comunità: non è solo una questione per tecnici ma è un tema di responsabilità collettiva. L’accessibilità significa anche accedere alle esperienze, permettere a tutti di rendere esigibile la bellezza”. I Peba, ha aggiunto Angelaccio, “andrebbero estesi anche al mondo dei cammini religiosi: in Italia ce ne sono 2mila ma solo una decina si certificano come accessibili”.
Cammini e luoghi di culto: l’inclusione in movimento
E proprio due cammini sono tra le progettualità presentate al seminario: la Via Regia, un percorso giubilare lungo la storica Strada Regia delle Calabrie, che ricalca l’antica via Capua-Regium, inserita negli itinerari di “Giubileo for All” e concepita come un’opportunità di inclusione, e l’Iter Suasanum, della diocesi di Senigallia, un cammino di 40 chilometri pensato e progettato secondo i criteri dell’accessibilità universale, che si snoda lungo il corso del fiume Cesano, “un percorso legato a Santa Maria Goretti tra spiritualità, arte – ha precisato il referente Massimo De Rosa – e natura, ma il sogno è un percorso di 130 chilometri, fino all’eremo di Fonte Avellana, rendendolo fruibile dal 2033, nel bimillenario della morte di Gesù”. “Di fronte alle tante sollecitazioni ci siamo chiesti come far sì che questa basilica, che insieme agli scavi archeologici e ai musei fa parte del sito Unesco di Aquileia – ha aggiunto a sua volta il direttore della basilica di Aquileia, Andrea Bellavite – possa essere corrispondente a ciò che significa sito Unesco. E abbiamo lavorato per rendere accessibile a tutti questo millenario luogo di storia, portando avanti da alcuni anni il progetto ‘Basilica per tutti’: abbiamo sistemato gli scivoli, e grazie al Gruppo mosaicisti di Ravenna abbiamo avuto in dono un mosaico tattile, il Nodo di Salomone. Toccandolo, i non vedenti possono capire com’è fatto, comprenderne la forma, i cambiamenti e le differenze di colore. Abbiamo poi elaborato un percorso per i sordi, raccontando la basilica con il linguaggio dei segni, e messo a disposizione dei disabili intellettivo-relazionali strumenti di Caa e pittogrammi che consentono una piena acquisizione delle informazioni legate alla basilica”.
Esperienze di rete e nuove tecnologie
E ancora, il progetto di inclusione per il territorio “Salus per Artem”, l’insieme delle iniziative che hanno reso fruibile a tutti il Parco archeologico del Colosseo; l’esperienza della comunità educante della diocesi di Anagni-Alatri, illustrata dalla direttrice dell’Ufficio beni culturali ed edilizia di culto, Federica Romiti; i piani avviati nelle case circondariali di Terni e Viterbo dal Centro studi Santa Rosa di Viterbo; e i processi di innovazione culturale e sociale della cooperativa “Oltre l’arte” di Matera, che si impegna per estendere la possibilità di lavoro anche alle persone svantaggiate nella gestione di beni e strutture di proprietà ecclesiale. Infine, il progetto Gioia (acronimo di giovani, inclusione, occupazione, impegno, accoglienza), promosso dall’Ambasciata dell’Ordine di Malta presso la Santa Sede ed elaborato in collaborazione con la cooperativa sociale Diversa Arte, per favorire i processi di autonomizzazione e di formazione professionale di giovani portatori di disabilità, e l’avvio dell’esperienza di Enchroma, l’azienda che sviluppa occhiali per daltonismo che affiancherà Ravenna Mosaici nel progetto “ColoRaMi”, offrendo ai visitatori daltonici l’opportunità di scoprire i capolavori musivi della città attraverso occhiali speciali, facendo di Ravenna la prima città accessibile ai daltonici.