Cesena
L’esperienza della Mongolfiera: “Stiamo insieme, nelle fatiche di stare con i nostri figli”
L'incontro odierno si è tenuto nei locali parrocchiali di Madonna del fuoco. La presenza del vescovo. "Dalla condivisione nella carne si impara tanto", ha detto monsignor Antonio Giuseppe Caiazzo
Il presule ha risposto all’invito delle famiglie che fanno parte di questa esperienza. “Non siamo più soli, i figli non sono più solo nostri”
Un incontro tra famiglie
La Mongolfiera è un incontro di famiglie. Tra queste, alcune vivono difficoltà oggettive, altre no. Ma l’importante, pare di capire, è quello di portare assieme i pesi gli uni degli altri. Così questa esperienza, nata negli scorsi anni tra un gruppo di amici, si allarga ogni giorno di più e diviene un luogo di condivisione, nel quale ci si aiuta senza che l’aiuto si mai un peso, anzi, appare proprio l’opposto.
Oggi l’incontro a Madonna del fuoco, con il vescovo Antonio Giuseppe per condividere e consegnare l’esperienza
Federico Rossi, manager cesenate, ha introdotto la mattinata che si è svolta nei locali parrocchiali di Madonna del fuoco, chiedendo ai presenti e a chi è stato chiesto di portare la propria testimonianza, per cercare di condividere quel che accade grazie all’esperienza della Mongolfiera, e, in un certo modo, anche consegnare questa esperienza alla chiesa locale guidata dal vescovo.
Stiamo insieme non solo tra famiglie speciali
“Siamo tutti ammalati e non possiamo esserci – fa sapere Fabiana -. Mi dispiace tantissimo. La Mongolfiera per me è stato un incontro casuale ed è diventata un’affezione inaspettata. Mi stupisce alla Mongolfiera che mi propongono di stare insieme, non di stare solo tra famiglie “speciali”. Mongolfiera significa volti, famiglie, amici che ti dicono “stiamo insieme”, nelle fatiche di stare con i nostri figli.
Quando c’è la Mongolfiera, noi molliamo tutto e ci siamo
Giulia e Filippo sono i genitori di Dalila e Mattia. “Per noi la Mongolfiera – dicono – è il luogo che ci permette di allungare la gamba per fare “quel passo più lungo della gamba”, nell’accoglienza che facciamo quotidianamente. Poi ora ci sono Francesco e Chiara che ormai sono davvero parte della nostra famiglia, che ci chiamano, che ci tengono i bambini quando abbiamo bisogno di un momento per noi. Il problema è solo che sta diventando una dipendenza, perché quando c’è la Mongolfiera molliamo tutto e ci siamo”.
La fedeltà a un’amicizia che non ti molla
Kety e Matteo sostengono che “nella Mongolfiera hanno scoperto la fedeltà di un’amicizia che non ti molla, mi viene a stanare nel punto più faticoso e drammatico della mia vita. Abbiamo in mente dei volti precisi che mi richiamano al desiderio di felicità per la mia famiglia. Ci sono amici che fanno il cammino con noi, e non ci mollano. Non siamo più soli, i figli non sono più solo nostri, ma sono affidati dentro una compagnia”.
Due figli autistici. “Allora è scoppiato un bisogno di senso”
Francesco e Chiara hanno due figli, Pietro e Paolo, affetti da autismo, oltre a Benedetta, la figlia più grande. Alla prima diagnosi, nel 2009, “è scoppiato un bisogno incolmabile di senso – ricordano oggi -. Come si fa a fare questa fatica ogni giorno? La risposta di Dio sono stati degli amici, facce concrete a cui guardare. Tra questi c’è la Mongolfiera. Siamo partiti dal Bando Giacomo ma poi ci ha dato tanto di più: da Federico ed Elena, poi da lì tantissimi altri amici. Abbiamo bisogno di qualcuno che ti accoglie, ti abbraccia, ha voglia di stare con i nostri figli al posto nostro. Poi ci sono questi incontri in cui certamente passa la grazia, è evidente. Non siamo più soli”.
Il vescovo Caiazzo: “Dalla condivisione si impara tanto. Le vostre sono storie sofferte, ma piene di speranza”
“Si avvicina il Natale – dice il vescovo di Cesena-Sarsina, l’arcivescovo Antonio Giuseppe Caiazzo quando prende la parola dopo avere ascoltato le testimonianze -. Spesso guardo al crocifisso. Gesù ha fatto fino in fondo la condivisione della carne. Dalla condivisione nella carne si impara tanto, dalle storie concrete e sofferte, ma piene di speranza. Tu impari, capisci, apri il tuo cuore, fai spazio, e lo mostri anche agli altri. Esprimo la mia gratitudine per quello che siete, che fate, e vi ricordo che il Signore non abbandona mai nessuno. Dio provvede, provvederà e ci dà sempre di più di quel che avremmo desiderato. Vi auguro di sentire il volto di Dio in queste storie”.