Voto Ue sull’aborto, monsignor Crociata (Comece): “Ideologico, non è un reale sostegno alla libertà delle donne”

Bassi (Fafce): “Inammissibile che il contribuente europeo sia chiamato a finanziare pratiche abortive"

(Foto Siciliani - Cristian Gennari/SIR)

“Una visione che pone al centro esclusivamente i diritti individuali rischia di compromettere una comprensione autentica della persona, che viene così ridotta e non più riconosciuta nella sua unità, né nella sua dimensione relazionale e sociale. Non ritengo che questo approccio rappresenti un reale sostegno alla libertà e alla responsabilità delle donne”.

Il voto del Parlamento europeo

Con queste parole, monsignor Mariano Crociata, presidente della Commissione degli episcopati cattolici dell’Unione europea (Comece) commenta al Sir il voto oggi al Parlamento europeo che ha adottato con 358 voti favorevoli, 202 contrari e 79 astensioni una risoluzione per migliorare l’accesso all’aborto in Europa tramite un meccanismo finanziario di solidarietà volontario.

Crociata: “Orientamento ideologico delle istituzioni Ue”

“La decisione del Parlamento europeo – spiega Crociata – di sostenere un’iniziativa dei cittadini che promuove l’accesso all’aborto, includendo anche la previsione di strumenti finanziari a supporto dei relativi servizi e prescindendo dalle differenti normative nazionali, evidenzia chiaramente un orientamento ideologico delle istituzioni europee sui temi fondamentali della persona e della vita umana”. Il presidente dei vescovi Ue non ritiene “che questo approccio rappresenti un reale sostegno alla libertà e alla responsabilità delle donne. Nel rispetto dovuto a ogni individuo, continuo a ritenere essenziale affermare il valore non negoziabile e la dignità propria di ogni essere umano, dal suo inizio nel grembo materno fino a ogni fase e condizione dell’esistenza, sino alla sua conclusione naturale. Rimango convinto che solo attraverso un confronto serio e un dialogo autentico sia possibile maturare una consapevolezza condivisa del valore dell’essere umano nella sua integrità, dall’inizio alla fine della vita”.

Monsignor Mariano Crociata (foto Comece)

Le preoccupazioni dei vescovi

Ieri, in vista del voto, la Comece aveva pubblicato una dichiarazione in cui esprimeva “serie preoccupazioni” riguardo all’obiettivo generale di questa iniziativa. “Nel dibattito sull’aborto – scrivevano i vescovi nella loro nota – ciò che serve non è un’ulteriore divisione ideologica, ma piuttosto politiche prudenti che proteggano e sostengano realmente le donne, salvaguardando al contempo la vita umana non ancora nata”. La Comece esprimeva inoltre profonda preoccupazione per “i possibili effetti che i ripetuti tentativi di aggirare le competenze nazionali e il principio di sussidiarietà per ragioni ideologiche potrebbero avere sulle società europee e sul progetto europeo nel suo complesso, in particolare nell’attuale contesto critico e fortemente polarizzato”.

Bassi: “Ideologia. L’aborto non è un diritto”

“Ritenere di poter imporre un’ideologia dall’alto, attraverso decisioni assunte a colpi di maggioranza, è un approccio che contrasta apertamente con il principio di sussidiarietà, fondamento dell’ordinamento europeo. L’iniziativa in discussione si configura infatti come uno strumento di pressione politica sugli Stati membri, andando ben oltre le competenze attribuite all’Unione europea”. Vincenzo Bassi, presidente Fafce (Federazione delle associazioni familiari cattoliche in Europa), commenta per il Sir il voto odierno con il quale il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione non legislativa sull’aborto sicuro e accessibile. “L’aborto non può essere qualificato come un diritto”, sottolinea Bassi. “È tempo di prendere atto di una realtà preoccupante: il possibile utilizzo di fondi europei per favorire l’accesso all’aborto in tutta Europa procede oggi in una direzione diametralmente opposta rispetto allo spirito e alle finalità dell’Iniziativa dei cittadini europei “Uno di noi”, sostenuta con forza dalla Fafce fin dal 2012. Si impone una seria autocritica sul livello di attenzione e di impegno dedicato alla tutela della vita”.

Il presidente Fafce aggiunge: “È inammissibile che il contribuente europeo sia chiamato a finanziare pratiche abortive, persino in quegli Stati membri nei quali l’aborto è considerato illegale. Tale situazione è anche il risultato di un diffuso disimpegno e di una crescente indifferenza verso quanto avviene nelle istituzioni europee, in particolare a Bruxelles”.

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