Cesena
Cesena. I Trevisani, gente di cantiere
Sabato 20 dicembre al teatro Verdi la presentazione del libro “Con trecentomila lire”, di Lucio Garofalo
Nel corso della serata svoltasi due giorni nella quale è stata ripercorsa l’avventura imprenditoriale della famiglia Trevisani. Platea e palchi pieni, la famiglia al completo. Il ricavato della vendita del libro sarà devoluto allo Ior.
Una serata di racconti e commozione
I Trevisani hanno parlato alla loro gente, alla gente di cantiere, a quelli capaci di lavorare in situazioni impervie ed estreme, a qualunque latitudine, condizione meteo, contesto sociale, politico, logistico e geologico.
Un parlare intercalato da commozione, qualche lacrima, applausi in piedi e a più riprese per Davide Trevisani, racconti e aneddoti, e concluso con la propria versione dei fatti, come si fa in famiglia o con gli amici più confidenti con i quali si desidera e si può ripercorrere una storia, anche nei passaggi dolorosi.
Tutto questo si è respirato sabato 19 dicembre, nel corso della serata svoltasi in un teatro Verdi gremito, per la presentazione del libro “Con trecentomila lire. Storia di una avventura imprenditoriale italiana. I Trevisani e il Gruppo Trevi dal 1957 al 2020”, 366 pagine tra testi e fotografie, per raccontare l’avventura tecnologica, economica e umana della famiglia Trevisani. Il ricavato della vendita del libro sarà devoluto allo Ior.
I partecipanti
L’autore, Lucio Garofalo, giornalista specializzato nel settore delle costruzioni, era affiancato sul palco dalla giornalista economica Ilaria Vesentini, Mirko Viroli, presidente del Campus di Cesena dell’Università di Bologna, Carlo Battistini, presidente della Camera di Commercio della Romagna, Luigi Balestra, professore ordinario di Diritto civile dell’Università di Bologna, presidente dell’Osservatorio Riparte l’Italia. A portare il suo saluto anche Fabrizio Miserocchi, direttore dello Ior, Istituto oncologico romagnolo, e il sindaco Enzo Lattuca, prima di recarsi alla consegna del Premio Malatesta Novello di cui, ha ricordato il primo cittadino, Davide Trevisani è stato uno dei primi destinatari.
In platea la famiglia Trevisani al completo e tantissimi dipendenti della prima ora, il popolo dei cantieri. La parola che nel corso della serata ha circolato di più.
Gente di cantiere
Il cantiere – ha esordito Lucio Garofalo – è come un film. La troupe si unisce per uno sforzo, condividendo tutto e poi si separa e magari si ritrova in qualche altra parte del mondo. Ma se non c’è sforzo non si raggiunge l’obiettivo. E i lavoratori della Trevi – quantomeno quelli della prima ora – dal dirigente all’operaio, lo hanno sperimentato tutti.
Anche se a farlo funzionare sono le tecnologie più avanzate, la parte fondamentale del cantiere è la componente umana, ha sottolineato l’autore raccontando le origini del libro nato per fermare sulla carta la forza dello spirito propulsivo che dette origine a un’impresa che “giocava in serie A” sia per la meccanica che per l’oil&gas e che ha toccato il miliardo e 300 milioni di fatturato complessivo, attivando cantieri in circa 90 paesi del mondo con oltre 7mila dipendenti.
Storia di impresa e di famiglia
Alla parte di quel popolo che ha condiviso l’avventura dei Trevisani dall’inizio, si sono rivolti sabato sera Gianluigi, Cesare e Stefano Trevisani saliti sul palco al termine della presentazione del libro. Perché nell’economia italiana, ha detto il professor Luigi Balestra, le famiglie hanno un peso grandissimo. Anche per le imprese quotate in borsa. “Ogni storia poi è diversa e le dinamiche dei sentimenti giocano in modo diverso – ha spiegato l’esperto –. La storia del gruppo Trevi è una storia strettamente connessa con quella di una famiglia, ma è una storia unica, quella di una famiglia che non si è mai dissaldata. Anche nella fase patologica non ho mai sentito nessuno alzare la voce, è stata una famiglia coesa anche nei momenti difficili. E questo stare insieme dimostra che al vertice c’è stato qualcuno che ha infuso dei valori. La maggior parte delle grandi aziende hanno visto le famiglie fondatrici disgregarsi ”.
Una storia iniziata nel 1957 quando Davide Trevisani (ritratto 25enne nella foto di copertina) ricevette – appena ventenne dunque allora minorenne – la sua prima commissione da un cliente che gli diede fiducia nonostante la giovane età.
Il Paese che credeva nei giovani
Era un’Italia capace di credere nei giovani, ha detto Cesare Trevisani, contando sulla loro capacità di visione. Quella della Trevi è stata un’esperienza umana incredibile, in cui il lavoro si fondava su una gerarchia di valori. “Quando non sapete come risolvere un problema fate come se quel problema fosse vostro” diceva Gianluigi Trevisani, colui che in famiglia si occupava degli “affari esteri”, 65 viaggi in Argentina sulle spalle.
Quegli imprenditori sono stati e sono oggi il nostro “giacimento”, ha sottolineato Carlo Battistini. Non le materie prime, ma imprenditori capaci di immaginare. “Dobbiamo ai Trevisani – ha ricordato Battistini – la secante di Cesena. Senza Davide non ci sarebbe la squadra di basket, il palazzetto dello Sport nato in seno all’operazione Fondazione Carisp. Aggiungo tutto quello che Davide fece a Cesena per la pinacoteca. Ha raddrizzato la torre di Pisa, messa in sicurezza la diga di Mosul, sistemato i disastri dell’uragano Katrina, costruito Ground Zero… Era necessario un libro in cui fermare questa storia e lo spirito che l’ha animata”.
“Se esiste una facoltà di ingegneria a Cesena e un campus universitario lo si deve agli sforzi profusi da Davide Trevisani” ha voluto sottolineare il presidente del Campus Mirko Viroli.
L’impresa impossibile
Un racconto di imprese “impossibili” che ha visto Cesare Trevisani visibilmente commosso nel ricordare il licenziamento di 200 dipendenti nel 1992, l’epoca di Tangentopoli. Un racconto che ha toccato anche la fase conclusiva, quella difficile, toccato a Stefano. Il “succo” lo aveva già anticipato Garofalo a inizio serata. “Leggendo i libri si scopre – ha detto il giornalista – che le marginalità del gruppo sono state sempre positive… alla fine il gruppo Trevi è entrato nel circuito negativo che ha investito tutti quelli che erano in quel settore. Se chi non ha avuto pazienza e non ha avuto fiducia nella famiglia Trevisani avesse aspettato che il prezzo del petrolio risalisse, il gruppo Trevi sarebbe ancora lì come l’abbiamo conosciuto, forse con assetti diversi a livello di famiglia, ma non avrebbe cambiato pelle. Questa è la cosa importante da capire, perché la Trevi continuava a guadagnare anche nei momenti peggiori”.
Poi il racconto in diretta dei protagonisti. Il gruppo fu travolto a partire dalla crisi del settore oil&gas, ha raccontato Stefano, che dall’invasione della Crimea nel 2014 in poi mandò in fallimento le più grandi imprese americane. “Il fatturato registrò perdite del 70/80 per cento – continua diretto Stefano Trevisani – e noi ci trovammo a gestire questo momento in un contesto interno ostile. Il nostro socio, un fondo strategico italiano entrato nel gruppo a supportare la grande impresa della diga di Mosul, non era contento”.
Apprezzati all’esterno, osteggiati in casa
Il socio iniziò a far pesare la sua posizione, la famiglia Trevi entrò in minoranza. “Apprezzati all’esterno, con commesse di lavoro che continuavano ad entrare e osteggiati in casa”. Tanto da arrivare al bivio, ricorda Stefano con evidente commozione, o la denuncia del Cda avanti al tribunale o accettare l’accordo proposto dalla società.
“Ci fu un lungo dibattimento in casa – racconta l’imprenditore -. Prevalse l’intento di salvaguardare le famiglie, le imprese, i lavoratori. Così facemmo non uno, ma quattro passi indietro”.
Al termine dell’ultimo sofferto Cda, il 30 settembre del 2019, conclude Stefano mentre la platea si alza per un applauso a scena aperta a Davide Trevisani “salimmo in auto per andare a casa e Davide, serio e pensieroso, disse: adesso io cosa faccio?”.
Nella foto di Pier Giorgio Marini l’applauso a Davide Trevisani

Nelle foto seguenti i Trevisani e sotto i relatori

