Dalla Chiesa
Messaggio Urbi et Orbi. Leone XIV: la pace è responsabilità comune
Dalla Loggia centrale della basilica Vaticana, Leone XIV pronuncia per la prima volta il tradizionale messaggio di Natale alla città e al mondo, esortando a farsi solidali con i deboli e gli oppressi. La preghiera per le vittime di “tutte le guerre nel mondo” e il pensiero per Gaza, il Medio Oriente, la martoriata Ucraina e diversi Paesi in Africa, Asia e America Latina.
A quasi otto mesi dalla sua elezione al soglio Pontificio, Leone XIV torna ad affacciarsi dalla Loggia centrale della basilica Vaticana per invocare la riconciliazione in ogni angolo della Terra.
“Ognuno faccia la propria parte”
“Ecco la via della pace: la responsabilità”. Lo ha affermato Papa Leone XIV nel messaggio natalizio Urbi et Orbi pronunciato oggi a mezzogiorno dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana. “Se ognuno di noi – a tutti i livelli – invece di accusare gli altri, riconoscesse prima di tutto le proprie mancanze e ne chiedesse perdono a Dio, e nello stesso tempo si mettesse nei panni di chi soffre, si facesse solidale con chi è più debole e oppresso, allora il mondo cambierebbe”. Il Pontefice ha spiegato che “Gesù Cristo è la nostra pace prima di tutto perché ci libera dal peccato e poi perché ci indica la via da seguire per superare i conflitti, tutti i conflitti, da quelli interpersonali a quelli internazionali. “Senza un cuore libero dal peccato, un cuore perdonato, non si può essere uomini e donne pacifici e costruttori di pace. Per questo – ha aggiunto il Papa – Gesù è nato a Betlemme ed è morto sulla croce: per liberarci dal peccato. Lui è il Salvatore”. Il Pontefice ha ricordato che “con la sua grazia, possiamo e dobbiamo fare ognuno la propria parte per respingere l’odio, la violenza, la contrapposizione e praticare il dialogo, la pace, la riconciliazione”.
Giustizia e pace per Libano, Palestina, Israele e Siria
“Invochiamo giustizia, pace e stabilità per il Libano, la Palestina, Israele, la Siria”, ha aggiunto papa Leone dalla Loggia Centrale della Basilica Vaticana. Il Pontefice ha inviato“un caloroso e paterno saluto a tutti i cristiani, in modo speciale a quelli che vivono in Medio Oriente, che ho inteso incontrare recentemente con il mio primo viaggio apostolico. Ho ascoltato le loro paure – ha proseguito Leone XIV – e conosco bene il loro sentimento di impotenza dinanzi a dinamiche di potere che li sorpassano”. Il Papa ha ricordato le parole di Gesù: “Abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo”. Il Pontefice ha citato il profeta Isaia: “Praticare la giustizia darà pace. Onorare la giustizia darà tranquillità e sicurezza per sempre”.Leone XIV ha evidenziato che “nel farsi uomo, Gesù assume su di sé la nostra fragilità, si immedesima con ognuno di noi: con chi non ha più nulla e ha perso tutto, come gli abitanti di Gaza”.
“In Ucraina si arresti il fragore delle armi”. E anche un Sudan, Mali, Burkina e Congo
Ancora, da papa Leone un pensiero all’Ucraina. “Preghiamo in modo particolare per il martoriato popolo ucraino: si arresti il fragore delle armi e le parti coinvolte, sostenute dall’impegno della comunità internazionale, trovino il coraggio di dialogare in modo sincero, diretto e rispettoso”. Il Pontefice ha affidato “al Principe della pace tutto il Continente europeo, chiedendogli di continuare a ispirarvi uno spirito comunitario e collaborativo, fedele alle sue radici cristiane e alla sua storia, solidale e accogliente con chi si trova nel bisogno”. Leone XIV ha implorato “dal Bambino di Betlemme pace e consolazione per le vittime di tutte le guerre in atto nel mondo, specialmente di quelle dimenticate; e per quanti soffrono a causa dell’ingiustizia, dell’instabilità politica, della persecuzione religiosa e del terrorismo”. Il Papa ha ricordato “in modo particolare i fratelli e le sorelle del Sudan, del Sud Sudan, del Mali, del Burkina Faso e della Repubblica Democratica del Congo”.
La preghiera per l’America Latina e l’Asia. “Haiti, cessi ogni forma di violenza”.
Nel cuore del papa c’è anche la preghiera per la violenza in America Latina. “Preghiamo il Dio fatto uomo per la cara popolazione di Haiti – ha detto Leone –, affinché cessi ogni forma di violenza nel Paese e possa progredire sulla via della pace e della riconciliazione”. Il Pontefice ha chiesto “al Bambino Gesù” di ispirare “quanti in America Latina hanno responsabilità politiche, perché, nel far fronte alle numerose sfide, sia dato spazio al dialogo per il bene comune e non alle preclusioni ideologiche e di parte”. Leone XIV ha domandato “al Principe della pace che illumini il Myanmar con la luce di un futuro di riconciliazione: ridoni speranza alle giovani generazioni, guidi l’intero popolo birmano su sentieri di pace e accompagni quanti vivono privi di dimora, di sicurezza o di fiducia nel domani”. Il Papa ha chiesto che “si restauri l’antica amicizia tra Tailandia e Cambogia e che le parti coinvolte continuino ad adoperarsi per la riconciliazione e la pace”. Il Pontefice ha affidato “anche le popolazioni dell’Asia meridionale e dell’Oceania, provate duramente dalle recenti e devastanti calamità naturali”.
“Gesù si immedesima con rifugiati e migranti”
“Nel farsi uomo, Gesù assume su di sé la nostra fragilità, si immedesima con ognuno di noi”, conclude papa Leone XIV nel messaggio natalizio Urbi et Orbi. “Con chi non ha più nulla e ha perso tutto, come gli abitanti di Gaza; con chi è in preda alla fame e alla povertà, come il popolo yemenita; con chi è in fuga dalla propria terra per cercare un futuro altrove, come i tanti rifugiati e migranti che attraversano il Mediterraneo o percorrono il Continente americano”. Leone XIV ha aggiunto: “Con chi ha perso il lavoro e con chi lo cerca, come tanti giovani che faticano a trovare un impiego; con chi è sfruttato, come i troppi lavoratori sottopagati; con chi è in carcere e spesso vive in condizioni disumane. In questo giorno santo apriamo il nostro cuore ai fratelli e alle sorelle che sono nel bisogno e nel dolore. Così facendo lo apriamo al Bambino Gesù”. Il Pontefice ha ricordato che “tra pochi giorni terminerà l’Anno giubilare. Si chiuderanno le Porte Sante, ma Cristo, nostra speranza, rimane sempre con noi. Egli è la Porta sempre aperta, che ci introduce nella vita divina”.
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