Addio a Domenico Scarpellini

Figura di spicco per il territorio cesenate. Aveva 87 anni. I funerali mercoledì 11 dicembre. Il ricordo del direttore Francesco Zanotti

Domenico Scarpellini lo scorso novembre alla consegna del "Paul Harris Fellow"

È morto questa mattina, all’Ospedale Bufalini, dove era ricoverato da qualche giorno, Domenico Scarpellini. Aveva da poco compiuto 87 anni. Il funerale sarà celebrato a Cesena, mercoledì 11 dicembre alle 10, nella chiesa di San Pietro. Il ricordo del direttore Zanotti.

Una vita nel settore agricolo e nelle istituzioni locali

Scarpellini era una figura di spicco per il territorio cesenate, attivo da quarant’anni nel settore agricolo e nelle istituzioni locali. È stato direttore del Consorzio agrario, presidente della Fiera di Cesena e vicepresidente dell’Istituto oncologico romagnolo (Ior). Poche settimane fa ha ricevuto il Paul Harris Fellow, massimo riconoscimento del Rotary Club, che premia chi ha fatto del “servire al di sopra dei propri interessi” il proprio principio guida.

Lascia la moglie Laura e i figli Luca e Francesca

Scarpellini è stato anche presidente del mercato ortofrutticolo di Cesena dal 2006 al 2019. Lascia la moglie Laura, i figli Luca e Francesca, la nuora Chiara, il genero Gianni, i nipoti Carlotta, Andrea, Steffany Pietra e i parenti tutti. Eventuali offerte, come indica la famiglia, saranno devolute allo Ior Prime Center di San Cristoforo (Cesena).

Pubblichiamo un ricordo del nostro direttore, Francesco Zanotti

Mi ha raggiunto la notizia della morte del caro Domenico mentre questa mattina ero in viaggio verso Bologna, mentre andavo all’aeroporto con mia moglie a recuperare uno dei nostri figli, Luca. Sono rimasto senza parole, anche se sapevamo che sarebbe accaduto in breve, da quando avevamo appreso di recente, in un gruppetto di amici, che erano rimaste poche speranze di poter andare oltre, vista la sua malattia. Ora, appena rientrato, mi accingo a un suo ricordo.

In questo periodo ho ripensato spesso a Domenico. Da lui mi separavano tanti anni di distanza, 23, ma questo non è mai stato motivo per non sentirci vicini e considerarci amici nel senso pieno della parola. Con Domenico mi sentivo spesso. Negli ultimi anni è stato lui a chiamarmi più di frequente. Voleva essere aggiornato sul Rotary, sulla politica, sulle elezioni, su come andava la Chiesa locale nei rapporti con la politica, con le istituzioni. Voleva capire se c’erano ancora margini per l’incidenza dei credenti nella Città dell’uomo. Era curioso di conoscere se noi tutti, lui compreso ovviamente, avevamo ancora spazi per dire la nostra, da uomini e donne di fede, nelle vicende del mondo, dell’economia, del volontariato, della solidarietà.

La terra, la grande passione della sua vita

Ricordo Domenico in tante situazioni diverse. Tra le tante, anche quando il vescovo Antonio Lanfranchi lo chiamò per rimettere ordine nei conti della scuola superiore della Diocesi, il liceo “Immacolata” che aveva sede in seminario (oggi è il liceo “Almerici”). Si spese anima e corpo in quell’avventura. Si fermava spesso da me, in redazione (allora eravamo in seminario come la scuola) e ci confrontavamo su come affrontare certe faccende complicate. Domenico aveva a cuore moltissimo le sorti di quella scuola e della nostra Chiesa locale. Sapeva che occorreva fare il possibile per salvarla, anche a costo di qualche sacrificio. Così si fece condurre in un’avventura che non era la sua, ma lui aveva a cuore le opere della Chiesa nel mondo dell’educazione. Quell’educazione che lui aveva alimentato partendo dalla terra, la grande passione della sua vita.

Dalla terra veniva, Domenico, e ora alla terra ritorna. E dalla terra aveva appreso la concretezza dell’esistenza, fatta di questioni da affrontare ogni giorno. Era impastato di questa materia, il caro Domenico. La stessa che portò nella sua più grande impresa, il Macfrut. Tanto cresciuto che il suo successore, Renzo Piraccini, dovette decidere di trasferirlo alla fiera di Rimini per renderlo ancora più grande.

Amava la sua famiglia

Domenico aveva una venerazione per la sua famiglia. Per la moglie Laura. Mi ricordava sempre che non era mai stato fuori casa di notte, durante la sua vita, anche quando aveva trasferte lunghe da percorrere (a parte i pochi casi di viaggi all’estero). Voleva, e ci teneva, tornare dalla sua amata Laura che ha seguito fino a questi ultimissimi giorni e per la quale ha sacrificato tante serate in anni recenti per starle accanto come lui sapeva che lei meritava, tanto si sono voluti bene. E poi i figli e i nipoti di cui si interessava come babbo e come nonno. Con l’affetto e la premura di una grande padre di famiglia.

Si è speso negli anni per la scuola che considerava un po’ sua, l’Istituto agrario di Cesena. E per gli studenti delle scuole superiori. Ricordo che da presidente del Rotary fece un progetto nel 2017, un Global grant del valore complessivo di 160 mila euro, per l’acquisto di una stampante 3D per dotare gli studenti dell’Itis “Blaise Pascal” di Cesena dei mezzi più avanzati, perché potessero scrutare la realtà con la tecnologia più all’avanguardia.

Abbonato sostenitore del Corriere Cesenate

Domenico ci teneva al Corriere Cesenate. Lo leggeva sempre. Mi diceva la sua circa alcuni articoli. Era da tantissimi anni abbonato sostenitore. Abbonava anche alcuni familiari e parenti. Mi ha sempre sostenuto nel ruolo di direttore. Avvertivo la sua stima, sempre, anche quando il giornale affrontava questioni delicate. Lui sapeva che mi stava a cuore l’unità dei cattolici, lo stesso valore per cui si è sempre battuto, prima nella Dc, poi da uomo delle istituzioni, luoghi in cui si è impegnato e ha dato tutto se stesso.

Domenico, ne posso essere buon testimone, non si è mai risparmiato. Anche allo Ior ha dato tantissimo. Il centro realizzato a San Cristoforo, il Prime Center, in territorio cesenate, è merito suo. Un’eccellenza portata in una frazione di campagna. Un gesto che dice della cura per la campagna e di chi la abita. Un’attenzione così particolare capace di fare intendere di quale sensibilità fosse dotato lui stesso.

Le ultime settimane, le ultime telefonate. E il grazie

Nelle ultime settimane ho sentito Domenico più volte al telefono. Non ci siamo visti, ma ci siamo rincorsi, ci siamo ritrovati e ci siamo confrontati. L’ho sentito le ultime volte più affaticato, a volte con filo di voce, ma non per questo meno volitivo del solito. Domenico era sempre lui. “Forse devo fare qualche cura in più – mi ha detto l’ultima volta – perché … insomma…”. Ho immaginato che lui sapesse di più… Domenico non ha indugiato e io neppure. Era un combattente e nessuno poteva fermarlo. Il Rotary gli ha riconosciuto un prestigioso riconoscimento, il Paul Harris fellow, e io ho appoggiato subito la proposta di Barbara Burioli. Ed è stato unanime il parere favorevole di tutto il consiglio guidato dal presidente dell’annata Norberto Fantini. Mi rimane un rammarico: non essere stato presente, ero fuori Cesena, la sera della consegna da parte del governatore del distretto Alberto Azzolini.

Mi rimane in ogni caso, e rimane a tutti noi, il suo esempio. Severo con se stesso ed esigente, lo era anche per gli altri. Non amava giri di parole. Secco, preciso e deciso. Sapevo che mi voleva bene come a un figlio. E io sapevo che potevo contare sulla sua amicizia. Non ci siamo mai scambiati favori, non ne avevamo bisogno, ma confidenze sì, tante. E le abbiamo sempre tenute per noi. Rimangono nel nostro segreto.

Con Domenico se ne va un’altra parte di quella generazione di padri che ha contribuito a rendere la nostra città molto migliore di come l’avevano ereditata. Lui ha sempre avuto chiara la strada da seguire. E l’ha indicata a quanti l’hanno incrociato nella sua vita. Per questo gli sono grato. Di quella gratitudine che non ha bisogno di aggiungere altro.

Francesco Zanotti

Nella foto, Domenico Scarpellini