In campo valori, idee e proposte per una nuova stagione politica
In 400 a Roma. Alcune riflessioni dopo la due giorni alla Domus Mariae della “Rete di Trieste” formatasi dopo la Settimana sociale 2024
Una rete comunitaria in cui tutti sono protagonisti e possono scrivere un pezzo di questo nuovo percorso politico. Così si è presentata la “Rete di Trieste” nella due giorni del 14-15 febbraio a Roma. Giovani e community hub, azioni per un welfare inclusivo, patti di collaborazione, lotta allo spopolamento dei piccoli centri, coprogettazione dei servizi sanitari territoriali sono state le scelte effettuate dagli amministratori e operatori locali per i gruppi di lavoro che si sono formati dopo l’introduzione di Elena Granata, vicepresidente del comitato scientifico della Settimana sociale di Trieste, e il confronto tra alcuni cattolici impegnati a livello nazionale nell’ambito socio-politico.
«Non siamo lobby, non vogliamo dare vita a correnti, non vogliamo far nascere l’ennesimo partito. Siamo una rete nata per rispondere a un bisogno semplice, forse poco politico: il bisogno di essere meno soli. Quello di chi vive la solitudine in un tempo di linguaggi e comportamenti ostili e si ostina a credere che si possa far politica rimanendo cordiali, fermi, mai aggressivi. … anche se apparteniamo a schieramenti o partiti diversi», ha chiarito Francesco Russo, consigliere regionale del Friuli-Venezia Giulia e promotore della Rete dopo la Settimana sociale svoltasi a Trieste ne luglio scorso.
La prossima tappa della Rete dovrebbe svolgersi nei cento capoluoghi italiani per la prima mobilitazione nazionale, presentando una mozione, un ordine del giorno o un disegno di legge da far votare in Consiglio comunale, in Consiglio regionale o in Parlamento in maniera unitaria e bipartisan agli amministratori di tutti gli schieramenti.
L’obiettivo è ambizioso: arrivare con una piattaforma di valori e di idee da trasformare in una nuova politica, al servizio del bene comune e con radici nella Dottrina sociale della Chiesa.
Monsignor Renna, presidente del comitato per le Settimane sociali, è stato chiaro: «Non possiamo dividerci su valori – la difesa dell’embrione, della vita, del lavoro, dei migranti – che sono un tutto». L’invito è a «camminare insieme, senza cedere a chi vorrebbe vederci divisi anche nel dialogo fuori dai partiti».
Il coordinamento della Rete cercherà di guardare agli equilibri partitici per dare rappresentanza a chi si sta impegnando nei vari schieramenti, nel civismo cristianamente ispirato, oltre a spalancare le porte a giovani e donne.
Come ha illustrato Elena Granata, non c’è bisogno di stare «al centro» ma «in mezzo alla gente», per «partecipare con più slancio personale e collettivo alla vita pubblica in un momento storico di crisi nella comprensione dei valori fondanti della democrazia, come la partecipazione civica, il pluralismo, la separazione dei poteri, i diritti umani, la libertà di espressione, il diritto di emigrare, la pace».
Anche le conclusioni della due giorni fanno ben sperare: la Rete vuole essere una comunità di gente che si stima, al punto che il coordinamento provvisorio che redigerà lo Statuto verrà sorteggiato, una scelta forte che vuole andare oltre la narrazione di avere dei leader a tutti i costi e non correre il rischio di polarizzare un progetto politico che merita attenzione da parte nostra perché «ogni generazione, ogni epoca – ha ricordato a luglio scorso a Trieste il presidente della Repubblica Sergio Mattarella – è chiamata a misurarsi con la prova dell’alfabetizzazione, con la realizzazione concreta della vita democratica».
