Vogliamo la pace
Non c’è pace. Non ne possiamo più di sentire parlare di guerra.
Non ce la facciamo più. Diciamolo ad alta voce: basta. Basta con i bombardamenti. Basta con i missili. Basta con i razzi.
Basta con i morti, Basta con i bambini e gli anziani sotto le case distrutte. Basta con le minacce. Basta con un parlare fatto di insulti, di volgarità, di bestialità, di offese e di odio diffuso con ogni mezzo. Basta.
Siamo stanchi di tutta questa cattiveria profusa ogni giorno. Il cattivismo si è impadronito di questo mondo, a cominciare da quel grande Paese che pensavamo fosse la culla della democrazia e della tolleranza, da secoli crogiuolo di razze, lingue, popoli e culture diverse.
Le notizie di martedì mattina, della ripresa degli attacchi su Gaza da parte di Israele ci ha ributtato nello sconforto. Oltre 300 le vittime sotto gli attacchi dell’esercito rimesso in campo da Netanyahu che ha agito con una forza forse non ancora vista in questo anno e mezzo di guerra senza quartiere. Non sono bastate le devastazioni provocate fino a oggi.
Non basta il sangue versato con oltre 40 mila morti, tra cui migliaia di bambini? Non bastano gli ostaggi ancora in mano ad Hamas? Non bastano i morti del 7 ottobre, data che ha segnato in modo orribile una via senza ritorno? No, ancora non bastano tutte le atrocità che abbiamo visto e di cui parliamo da tempo. No, ad alcuni non bastano. Ancora si torna a distruggere, abbattere, cercare il nemico casa per casa. Non si smette di uccidere. Il sangue chiama altro sangue, purtroppo.
Dal suo letto di ospedale, il Papa, come scritto da Matteo Liut su Avvenire del 18 marzo, punta lo sguardo sul crocifisso e scruta i dolori degli uomini e delle donne in ogni parte della terra. Da quel suo letto di sofferenza, scrive al direttore del Corriere della sera per invocare la pace. «Dobbiamo disarmare le parole, per disarmare le menti e disarmare la Terra – scrive il Pontefice -. C’è un grande bisogno di riflessione, di pacatezza, di senso della complessità», mentre «la guerra non fa che devastare le comunità e l’ambiente, senza offrire soluzioni ai conflitti, la diplomazia e le organizzazioni internazionali hanno bisogno di nuova linfa e credibilità».
Per realizzare questo, specifica Bergoglio, ci vogliono «impegno, lavoro, silenzio, parole». Ci vuole buona volontà. Allora mobilitiamoci e diciamolo forte a tutti, a Trump, a Putin, ai grandi del mondo: basta guerra in Medio Oriente, in Ucraina, in ogni altra parte. Vogliamo la pace.
