Cesena
Il vescovo don Pino alla Zaccagnini: “Mai tirare i remi in barca”
Monsignor Caiazzo ha aperto ieri sera l'assemblea dell'associazione culturale di Cesena, intervenendo su “La speranza in politica”
«La Romagna? Una bella e dolce sorpresa. Quando venni per la prima volta a gennaio, in visita privata, dissi “siamo in Emilia-Romagna”. Subito mi corressero: “siamo in Romagna!”, spiegandomi come i romagnoli siano i “terroni” del Nord. Per questo mi sono trovato bene. Ho incontrato gente diretta, che magari si arrabbia ma poi sbollisce in fretta. Gente che quando si mette a tavola non ha fretta, come noi del Sud».
Sono le parole del vescovo don Pino (monsignor Antonio Giuseppe Caiazzo), intervenuto ieri sera nella sede dell’associazione Benigno Zaccagnini di Cesena in apertura dell’assemblea annuale dei soci.
L’attività della Zaccagnini
L’arcivescovo ha parlato de “La speranza in politica”, un tema ancora più importante in un anno in cui si celebra il Giubileo della speranza, introdotto dal presidente dell’associazione Damiano Zoffoli: «Siamo una comunità di persone impegnate per la comunità – ha spiegato l’ex europarlamentare –, impegnate non in nome della fede ma a causa della fede. La nostra associazione promuove attività sociali e culturali per continuare nel tempo la tradizione e le idealità politiche e culturali dei cattolici democratici».
A questo proposito Zoffoli ha ricordato come l’associazione, di recente, abbia invitato tutti i Comuni del territorio a siglare la “Dichiarazione sulla fraternità umana” preparata da Fondazione “Fratelli tutti” (presieduta dal cardinale Mauro Gambetti, segretario padre Francesco Occhetta). Il documento, a oggi, è stato approvato dai Comuni di Cesena e Mercato Saraceno, mentre sarà votato nei prossimi giorni dai Consigli comunali di Gambettola e Savignano sul Rubicone.
«Abbiamo di recente tenuto incontri su testimoni di speranza – ha continuato Zoffoli –, a Gambettola su don Oreste Benzi e a Savignano su Alcide De Gasperi. La nostra società ha bisogno di guide, non di capi ma di guide autorevoli. Per questo abbiamo chiesto all’arcivescovo una riflessione su politica e speranza».
“Mai tirare i remi in barca”
Reduce dalla fiaccolata lungo il Savio a due anni dall’alluvione, Monsignor Caiazzo ha ricordato subito come, al giorno d’oggi, sia davvero poco il tempo da dedicare agli altri: «Pensiamo di poter accorciare le distanze con i cellulari … ma il contatto fisico resta essenziale. Chi di noi non sente il bisogno di un contatto, un abbraccio, una parola diretta? Specie nelle tragedie bisogna essere accanto alle persone, esserci e condividere».
«La storia è stata scritta non con l’inchiostro ma con i fatti, scelte di vita, strade da percorrere. Chissà quante volte, di fronte ai drammi, chi ci ha preceduto ha pensato “non c’è più nulla da fare”. Ma non si possono tirare i remi in barca. Specie durante la tempesta, i remi bisogna usarli. Abbiamo avuto prima di noi uomini e donne capaci di lottare e da loro abbiamo ricevuto un’eredità, una ricchezza».
L’arcivescovo ha poi riletto in chiave cristiana un noto proverbio: «La speranza è l’ultima a morire? Non è vero. Perché non c’è possibilità che la speranza muoia. La speranza per noi cristiani è Gesù Cristo, colui che ha distrutto la morte».
Citando Baden Powell, fondatore dello scoutismo, don Pino ha invitato tutti a «lasciare il mondo un po’ meglio di come l’abbiamo lasciato». Ha ribadito poi l’importanza dei ponti, sotto ai quali scorre l’acqua: «Il ponte è un collegamento tra persone. E per noi cristiani è un passaggio, come passaggio è la Pasqua: dalla schiavitù alla libertà, dalla vita alla morte».
Monsignor Caiazzo ha anticipato poi alcuni passaggi della lettera pastorale di prossima pubblicazione. Si parlerà di servizio alla città e della «democrazia in affanno, che soffre a causa della stanchezza e della disaffezione».
Una politica di speranza
«Guai a noi se non credessimo come ha creduto Zaccagnini. Il suo maestro, Paolo VI, insegnava che la più alta forma di carità è la politica, concetto preso da Pio XI. Eppure i politici al giorno d’oggi hanno un linguaggio blasfemo, che fa scadere la politica. È mancata una scuola politica».
L’invito del vescovo è stato quello di vivere la speranza: «Essere uomini di speranza vuol dire portare a tutti la gioia del Cristo risorto. A Matera ho incontrato tutti i politici. In qualcuno c’era uno stampo cristiano, in altri non lo vedevo anche se si professavano tali. Il messaggio cristiano, che vale per ogni tempo, è da incarnare. E non bisogna avere paura del confronto, di lavorare assieme».
A questo proposito, don Pino ha ricordato come a Matera abbia lavorato «silenziosamente, incontrando prima la maggioranza e poi l’opposizione, poi inviando una lettera a tutti i consiglieri comunali» per evitare il commissariamento del Comune alla vigilia dell’anno come Capitale europea della cultura: «nessun materano vuole il commissariamento ora». Una discesa in campo della Chiesa locale che convinse forze politiche diverse ad accordarsi e governare insieme, superando la crisi.
«A volte anche gesti piccoli possono riaccendere la speranza. Chi vuole il bene del territorio non si schiera: Si mette accanto» ha sottolineato il vescovo.
Che in conclusione ha ribadito come ogni credente non possa distogliere lo sguardo da Gesù Cristo: «ogni cosa ha in lui il suo inizio e il suo complimento».
