Tavolicci, ricordo strage. L’arcivescovo Caiazzo: “Oggi quando tornate alle vostre abitazioni dite: pace a questa casa e a quanti vi abitano”

"Alla fine - aggiunge il presule - vincono coloro che cedono, che perdonano per costruire un mondo migliore". Almeno un centinaio i presenti. Numerose le autorità del territorio con i gonfaloni dei Comuni e della Provincia

Il vescovo don Pino Caiazzo mentre pronuncia a braccio l'omelia, questa mattina a Tavolicci (Verghereto) in ricordo della strage avvenuta il 22 luglio 1944 che causò 64 vittime innocenti. Sull'altare con monsignor Caiazzo, il parroco di Sarsina, don Rudy Tonelli, e il diacono Giuseppe Massimo Giannini
Il vescovo don Pino Caiazzo mentre pronuncia a braccio l'omelia, questa mattina a Tavolicci (Verghereto) in ricordo della strage avvenuta il 22 luglio 1944 che causò 64 vittime innocenti. Sull'altare con monsignor Caiazzo, il parroco di Sarsina, don Rudy Tonelli, e il diacono Giuseppe Massimo Giannini

Tanti i Comuni rappresentati, assieme alla Provincia e all’Istituto storico di Forlì-Cesena con la presidente Ines Briganti

Aria frizzante a 800 metri di quota

A Tavolicci l’aria è frizzante. A 800 metri di quota della frazione posta in territorio di Verghereto, distante 15 chilometri da Sarsina, l’afa che attanaglia le città di pianura pare solo un ricordo. La brezza si fa a tratti anche forte e rende il clima di questa domenica mattina molto accogliente, così come l’Appennino, verdissimo nelle cime e lungo i versanti.

La strage del 22 luglio 1944

In tanti sono saliti fin quassù per ricordare la strage del 22 luglio del 1944 con la quale vennero uccisi 64 civili, molti dei quali bambini, uno di appena 14 giorni e altri quattro con meno di un anno. A leggere i nomi e le età si rimane sbalorditi, ancora oggi, dopo 81 anni da quell’evento tragico.

Ci vorrebbe più silenzio

L’arcivescovo Caiazzo è salito oggi per la prima volta fino a Tavolicci. Si è fermato in silenzio davanti ai nomi delle vittime e nel sacrario all’interno della chiesa (foto qui sotto). “Mi è venuta la pelle d’oca – dice in avvio di omelia -. Dovremmo tutti quanti restare più in silenzio. Dovremmo guardarci di più negli occhi. Sì, perché se si guarda una persona negli occhi o la si ama o la si odia. Gesù entra in quella casa, quella dei suoi amici Marta, Maria e Lazzaro, e la sua presenza è il segno della pace”.

Chiediamo perdono per tutti i crimini che si commettono nel mondo

Fare memoria. Rileggere e ripensare. Lo sottolinea il vescovo don Pino appena avvia la celebrazione eucaristica, nel momento del “Confesso”. Aggiunge: “Chiediamo perdono per tutti i crimini che si stanno compiendo nel mondo”. Il presule lo sottolinea davanti a tante persone, almeno un centinaio, e davanti a numerose autorità (foto qui sotto).

Le letture e il salmo della Messa sono state proclamate dalla sindaca di Mercato Saraceno, Monica Rossi, dal sindaco di Verghereto, Enrico Salvi, e dall’assessora di Sarsina, Elsa Cangini

C’è il sindaco di Verghereto, padrone di casa, Enrico Salvi. C’è quello di Mercato Saraceno, in rappresentanza anche della Provincia, Monica Rossi. Con lei c’è l’assessore Ignazio Palazzi. Per Bagno di Romagna è presente l’assessora Carla Para, poi ci sono il vicesindaco di Forlimpopoli Enrico Monti e l’assessora di Cesena Giorgia Macrelli. Sarsina è rappresentata dall’assessora Elsa Cangini, mentre per la Regione Emilia Romagna partecipa la neo assessora alla cultura Gessica Allegni, già sindaca di Bertinoro. Sono numerosi anche i gonfaloni portati dagli uomini e dalle donne della Polizia locale. Un drappello di alpini scorta (foto qui sotto) il corteo fino al luogo della strage e presenzia alla Messa. cui prende parte anche la presidente dell’Istituto storico di Forlì-Cesena, Ines Briganti.

Condividere il pane e la vita

Monsignor Caiazzo parla dell’accoglienza e dei tratti che accomunano romagnoli e calabresi. “Siamo tutti aperti e ospitali, noi come voi. Condividere e spezzare il pane (come è buona la piadina, dice a battuta) significa mettere le nostre vite assieme. Quando non si è più capaci di di condividere, significa che l’uomo si erge a Signore della storia e decide della vita degli altri”. Invece, fa notare il vescovo, “la vita è sacra, va adorata e accolta”.

Non possiamo dimenticare

L’Italia è costellata di questi luoghi, aggiunge l’arcivescovo Caiazzo. “Ecco perché non possiamo dimenticare. Dobbiamo anche capire che siamo chiamati a costruire dove altri demoliscono. Noi siamo qui oggi per non dimenticare quei bambini così piccoli uccisi”. Poi si chiede: “Ma come si fa?”.

Silenzio e ascolto

Ascolto e silenzio, silenzio e ascolto. Questa la ricetta dettata dal vescovo don Pino. “Ascoltando la voce di Dio uno capisce che non è Dio – dice ancora -. Oggi qui, davanti a questa natura meravigliosa, con tanta gente arrivata da tutta la valle, abbiamo contemplato queste meraviglie, abbiamo fatto silenzio, abbiamo portato la pace. E allora dite, oggi quando tornerete alle vostre abitazioni: pace a questa casa e a tutti i suoi abitanti”.

Le armi dell’amore e del perdono

Poi conclude monsignor Caiazzo: “Ognuno di noi è benedizione di Dio. Chiediamo al Signore che ci dia questa pace. Possiamo imparare a cedere, a usare le armi dell’amore e del perdono per costruire un mondo migliore”.