Ercole Acerbi a un anno dalla morte. Il ricordo: “È stato un amico di cultura”

La scrittrice e poetessa sarsinate Tonina Facciani: "Il primo incontro grazie a Careste"

Un momento della serata al Monte dedicata ad Ercole Acerbi

Tonina Facciani, scrittrice-poetessa di Sarsina, ricorda Ercole Acerbi, a un anno dalla morte. Ieri sera la stessa Facciani ha partecipato a Cesena alla serata-evento al Monte dedicata allo storico esponente della Dc (vedi foto in alto e notizia al link sotto). Fra i presenti, il figlio Camillo Acerbi, assessore al Bilancio e alla Cultura, e Damiano Zoffoli, presidente dell’associazione “Benigno Zaccagnini”.

Caro direttore,

ho conosciuto Ercole Acerbi nel 2007. Qualcuno gli aveva regalato la raccolta di poesia “Le vene del cuore”, che apre con “Quando mi pensi… pensami a Careste. (\Dove ho imparato a parlare\ a camminare ridere e giocare\ Dove ho imparato a cadere\ sbucciandomi le ginocchia\ uno sputo sulle ferite ed ero già guarita\…). Lui appena vede il nome Careste, vuole conoscermi e avviene all’inaugurazione della mostra di Gino Balena nel salone del Comune di Mercato Saraceno.   

Il primo incontro

Lo vedo in fondo al corridoio, a sedere, con un loden verde, lo sguardo pensante. In quella occasione mi racconta di aver scoperto Careste, e poi la mia casa natia Piandimej, nel 1994, quando era abbastanza in piedi e mostrava ancora tutta la sua imponenza. Cose che che poi ha descritto molto bene nel libro sulla storia della Badia di Montalto.

Careste, luogo dell’anima

Dai racconti di Ercole Acerbi, emerge che la Vallata di Careste è per lui luogo dell’anima. E mi stupisco sempre di più della sua sensibilità: tra le altre cose, intuiva perfettamente quali potevano essere stati i nostri disagi, sentimenti, tormenti di dover abbandonare la casa (appartenuta per più di 200 anni dalla stessa famiglia); costretti a questa decisione, perché non c’erano l’acqua, la luce, le strade; soprattutto non c’era la scuola. Noi siamo stati gli ultimi abitanti della parrocchia di Careste, era il 1967.

La coscienza dell’abbandono

Essendo un bravo fotografo, Ercole ha saputo poi regalarci foto meravigliose delle case abbandonate, dei cimiteri, delle chiese, del paesaggio, dei fiori, delle staccionate, dei selciati.  E tutto il suo modo di osservare lo ha come trasposto in me. È stato un amico di cultura, non so come dire. Mi ha arricchito culturalmente: ogni volta che ci incontravamo mi indicava un argomento, un libro (angeli gatti, storie piccole e grandi, particolari della vita…). Ed è come che mi abbia risvegliato maggiormente la coscienza dell’abbandono, il distacco da quel luogo, tanto da arrivare a scrivere “La custode delle case abbandonate”.

I gatti e la mamma

Amava i gatti come mia madre, sarà per questo che si capivano. È venuto diverse volte a trovarla a casa, quando lei ormai non conosceva più nessuno, con lui sorrideva, pronunciava qualche parole. Questa cosa non potrò mai dimenticarla.

Tonina Facciani