Dalla Chiesa
Festa dell’Assunta. “Maria varca il cielo ricordandoci del nostro destino”
Le riflessioni di padre Renato Zilio, missionario scalabriniano, in questi mesi estivi in attività nella parrocchia di Porto Corsini, a Ravenna
Il segreto di Maria è l’umiltà
Assunta, un nome che portavano molte donne
Assunta: nei tempi andati molte donne portavano questo nome. Ricordo di una zia Assunta, generosa e misericordiosa senza misura, e forse proprio per questo, per il suo nome. Sì, l’Assunzione è la festa più luminosa di Maria, anche perché nel cuore dell’estate. Occasione straordinaria per feste paesane, sagre, processioni con bande musicali, novene e preghiere.
Maria, assunta nella gloria di Dio in anima e corpo, ci ricorda il nostro destino
A seguito della resurrezione del Cristo, si celebra, così, la “resurrezione” di Maria, la madre senza peccato, (è detta la dormizione, in Oriente), assunta nella gloria di Dio in corpo ed anima. Maria varca il cielo, ricordandoci, in questo modo, il nostro stesso destino di creature, cioè la nostra destinazione. Ed è per questo che Maria è “segno sicuro di speranza e di consolazione”, perché guardando lei capiamo il vero compiersi della nostra esistenza. Non tanto quella di foglie che cadono d’autunno per marcire al suolo, ma in anima e in corpo raggiungere il cielo, la luce di Dio. L’Assunzione è un dogma di fede, recentemente definito da papa Pio XII nel novembre del 1950, ma la sua festa è antichissima. Risale al V secolo, quando la Chiesa iniziò a celebrare la glorificazione di Maria con la sua ascensione in cielo. Poi, la festa arrivò a Roma grazie al papa Teodoro nel VII secolo. E questo già alla data fatidica del 15 agosto.
L’umiltà è il segreto di Maria
Il segreto di Maria era l’umiltà, davanti alla quale Dio rimane come incantato. Fu l’umiltà ad attrarre su di lei lo sguardo di Dio. L’occhio umano cerca sempre la grandezza e rimane abbagliato da ciò che è appariscente. Seguendo il canto del Magnificat, Dio allora l’ha esaltata al di sopra di ogni essere, da farne regina degli angeli. L’umiltà (che deriva da humus, terra) conduce così – guardando la festa di oggi – paradossalmente, al cielo.
Il nostro corpo è tempio dello Spirito
L’Assunzione di Maria ci riconcilia, in fondo, con il nostro corpo. Considerato da Platone la “prigione dell’anima” in san Paolo trova il valore di “tempio dello Spirito Santo”, ma nel corso della storia, purtroppo, viene spesso sottovalutato o svalutato, in favore dell’anima. D’altronde, questo compagno inseparabile della nostra avventura umana esprime agli altri il nostro essere. Emozioni, riflessioni, ansie, affetto, contraddizioni,… tutto passa per il nostro corpo. Possiamo dire, così, di avere un corpo, ma anche di essere un corpo. Partner prezioso della nostra esistenza nella gioia e nel dolore, artigiano laborioso delle nostre relazioni con gli altri, merita, così, con questa festa, un degno premio della sua fedeltà: il paradiso.
L’incontro con la mamma celeste
Questa celebrazione mi fa pensare spesso a quel vescovo brasiliano che affermava davanti al suo popolo attonito che la gente non sapeva recitare l’Ave Maria. “Ma come – reagiva qualcuno -. Se questa preghiera l’abbiamo sempre sulle nostre labbra, notte e giorno, senza stancarci…?” Gliela faceva, allora, ripetere come in coro. Ma al momento dell’ora della morte, alt, li bloccava, istantaneo. “No. Si dice, nell’ora del nostro incontro“. L’incontro con la mamma, la nostra mamma celeste. E così, gliela faceva ripetere, ma sempre qualcuno, distrattamente, cadeva nella fossa della morte.