Valle Savio
Il vescovo Antonio Giuseppe a Sant’Alberico (Verghereto): “È prezioso questo tempo che siamo riusciti a ritagliarci oggi”
"Dobbiamo ascoltare il silenzio. Queste nostre montagne sono impregnate di tante santità e di profezia. Qui si viene per riscoprire la bellezza di Dio", ha aggiunto il presule nell'omelia, al termine della quale ha ricevuto un applauso dai fedeli
Tanta gente all’eremo ai piedi del monte Fumaiolo nel giorno dedicato al santo
Ascoltiamo il silenzio
Sulle montagne che sta imparando a conoscere e ad apprezzare, come lui stesso dice davanti a centinaia di fedeli accorsi oggi all’eremo di Sant’Alberico, il vescovo Antonio Giuseppe parla di silenzio. Invita ad ascoltarlo, il silenzio, perché, dice, “questo tempo che oggi ci siamo ritagliati per venire fin quassù è prezioso. A voi è successo come al profeta Elia, di cui abbiamo ascoltato nella prima lettura, e anche a sant’Alberico. Entrambi si sono ritagliati un tempo per Dio”.

Non è subito facile dire l’Eccomi a Dio
Ma anche quando il Signore chiama, precisa l’arcivescovo Caiazzo che partecipa per la prima volta alla festa in onore del santo, “non è che subito si dice Eccomi. Lo stesso Elia ha vissuto una profonda lotta interiore prima di comprendere appieno l’invito del Signore”. E poi, anche la Madre di Gesù, Maria, anche lei, aggiunge il vescovo, “si chiese: com’è possibile che accade tutto questo?”. Entrambi dissero il loro sì quando toccarono con mano che Dio parlava loro in modo del tutto particolare”.
Centinaia i fedeli presenti, tra cui il sindaco Salvi
Alla Messa partecipano alcune centinaia di persone (foto qui sotto). Il vescovo, in avvio di celebrazione, le saluta tutte: il sindaco Enrico Salvi, gli uomini dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, i sacerdoti e i diaconi con lui sull’altare e quanti sono presenti. Poi precisa: “Se mi sono dimenticato di qualcuno, mi perdonate, vero?”. I canti sono animati da un coro di volenterosi giunti dalle parrocchie vicine. Tra loro c’è anche Guido Guidi, già sindaco di Verghereto.

Essere cristiani significa mettersi in ascolto
“Essere cristiani – prosegue il vescovo che per l’omelia si porta all’esterno della piccola chiesa – significa mettersi in ascolto. Significa non rimanere nel chiasso”, nel quale siamo tutti avvolti. “Spesso – prosegue – diciamo di non avere tempo, neanche per la propria famiglia”. Un assurdo, commenta l’arcivescovo. “Stiamo perdendo la cognizione del tempo”. Poi alza lo sguardo e prosegue: “Queste nostre montagne sono impregnate di tanta santità e di profezia”.
Per essere credibili bisogna saper parlare da Dio
Il vescovo affronta il tema della credibilità di chi dice di avere fede. “Bisogna parlare da Dio, non di Dio. Da Dio, come quando si dice: sto da dio. Di Dio parlano tutti, anche quelli che non vanno in chiesa. Solo così saremo credibili. E questo vale per tutti: vescovi, sacerdoti, diaconi, laici, tutti”.
Una fede chiamata a farsi carne ogni giorno
Quando si incontra qualcosa di bello per cui vale la pena spendersi, prosegue nell’omelia monsignor Caiazzo, “si rende testimonianza a una verità. E per quella verità si è pronti anche a dare la vita, come è successo ai martiri. Io sono la via, la verità e la vita, ci ha detto Gesù Cristo. La nostra è una fede chiamata a farsi carne, ogni giorno”.
Applauso al termine delle parole del vescovo
Infine il vescovo parla di bellezza. Proviamo, dice ancora, “a riscoprire la bellezza di Dio. Qui si viene anche per questo. E teniamo presente che, anche quando ci sono le nuvole, come oggi, il sole c’è sempre”. Poi conclude: “Facciamo tesoro dell’esperienza di oggi. Continuiamo a salire su queste montagne, in questo silenzio. Tutto qui ci parla di Dio”, e dai fedeli parte un caloroso applauso di consenso alle parole dell’arcivescovo.
