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Ausl Romagna riorganizza la rete di emergenza-urgenza

Il modello presentato ieri a Pievesestina prevede di dedicare il Pronto Soccorso ai casi più gravi e di mettere mano all'assistenza territoriale

Carradori e Altini (foto: archivio Sandra e Urbano, Cesena)

Passi in avanti verso la riorganizzazione dell’assistenza territoriale e della rete dell’emergenza-urgenza. Tra i primi protagonisti che la devono conoscere e condividere ci sono i medici, gli infermieri, gli operatori sanitari che ogni giorno lavorano in questo ambito. Per questo motivo la Regione Emilia-Romagna ha organizzato un ciclo di incontri per presentare il progetto. Ieri, martedì 26 settembre è stata la volta dell’Azienda Usl della Romagna, nella Sala convegni del Centro servizi di Pievesestina di Cesena, collegata on line anche alle altre sedi aziendali. 

Ad aprire l’incontro, il direttore generale dell’Azienda Tiziano Carradori. Sono poi intervenuti il medico di Medicina generale nonché segretario regionale della Fimmg Daniele Morini, i dirigenti della Regione Mattia Altini e Fabia Franchi (responsabili rispettivamente del settore ospedaliero e del settore territoriale) e la direttrice sanitaria di Ausl Romagna Francesca Bravi che, assieme alla direttrice del Distretto socio sanitario di Ravenna, Roberta Mazzoni, ha presentato il piano aziendale di riorganizzazione del sistema emergenza-urgenza e del potenziamento del territorio illustrando gli step di attuazione.

Il modello di riorganizzazione regionale prevede di dedicare il Pronto Soccorso ai casi più gravi creando un percorso ad hoc per quelli di minore complessità che saranno presi in carico da una rete diffusa di Centri Assistenza e urgenza (Cau). Questi centri che garantiranno, 24 ore su 24, risposte ai bisogni a bassa complessità clinica e assistenziale, oltre alle équipe medico-infermieristiche, le Unità di continuità assistenziali (Uca), che opereranno a domicilio del paziente, insieme al potenziamento della telemedicina.

Per Carradori "la riforma risponde a un bisogno non più prorogabile di mettere mano al tema dell’assistenza territoriale. Necessità sostenuta da diverso tempo, per i cambiamenti intervenuti, sia sul versante dei bisogni della popolazione sia sul versante della sostenibilità del Sistema sanitario pubblico universale". 

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