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Cesare nella Centuriazione cesenate. Il professor Brighi cerca di spiegare cosa accadde la notte del 10 gennaio nel 49 avanti Cristo

“Non ho certo la velleità di ricostruire esattamente come andò quella notte – sostiene Brighi – perché dopo 2072 anni si possono solo formulare ipotesi. Ma gli scoli e le quote della Centuriazione sono un vero e proprio libro aperto, se lo si vuole leggere"

Nella foto, l'ingegner Giancarlo Brighi e il volume di recente pubblicazione

“In quella notte” cosa accadde veramente? Da dove transitò Giulio Cesare per recarsi a Rimini da Ravenna? Nel suo ultimo libro, intitolato appunto “In quella notte” (stampato in proprio e non in vendita), Giancarlo Brighi, noto studioso della Centuriazione romana cesenate, fa ordine sul materiale raccolto in oltre 30 anni di studi per cercare di ripercorrere con precisione i passi di Giulio Cesare nella fatidica notte de “Il dado è tratto” (10 gennaio del 49 avanti Cristo) con l’attraversamento del Rubicone.

Per mantenere viva la tradizione, l’associazione Terre Centuriate organizza una rievocazione (dal titolo “La notte inquieta”) per martedì 10 gennaio alle 20,30 con ritrovo a Pievesestina davanti alle scuole in via Dismano 4758. Da qui si svolgerà una camminata di qualche chilometro nelle zone che Cesare potrebbe aver percorso nella sua “notte inquieta” (cfr pezzo a fianco).

Ma come procede Brighi nel suo libro? Prima di tutto analizza numerose fonti storiche esistenti, poi valuta gli scritti di altri autori. Continua traslando le informazioni nel territorio locale e, infine, avanza le sue ipotesi rimanendo ancorato alla realtà, senza iperbole fantasiose.

“Ritengo che all’epoca – spiega Brighi – la Centuriazione di Cesena fosse un’area neutrale, una specie di zona cuscinetto fra la Gallia e l’Italia. Cesare dovette spostarsi nottetempo da Ravenna per non dare nell’occhio, isolato rispetto alla sua cavalleria”.

Secondo Brighi, Cesare si diresse in zona Campiano e, proseguendo lungo la via del Confine, deve aver attraversato il Savio e il Bevano in un’area a imbuto dove confluivano in un unico corso d’acqua: il percorso dei due fiumi era diverso rispetto all’attuale.

“Ritengo inoltre di aver individuato due ‘valvole idrauliche’ nel territorio: una fra Ponte Pietra e Calisese e l’altra fra Pievesestina e Martorano, dove vi sono le quote più alte della Centuriazione. Gestendo le acque da questi due punti si potevano creare zone di allagamento nelle aree più depresse della Centuriazione rallentando, in questo modo, l’eventuale passaggio di eserciti ostili”.

Le fonti riportano che Cesare si perse lungo il tragitto. Anche qui occorre capire cosa significa perdersi: fra l’altro la Centuriazione romana, essendo orientata alla perfezione con Cardini e Decumani, rappresenta una vera e propria bussola a terra per cui pare strano che un condottiero come Cesare, che aveva già conquistato territori ovunque, potesse ‘perdersi in casa propria’. Quindi? “È probabile che abbia trovato ostacoli, come appunto aree allagate in cui non poteva proseguire e dovette cambiare direzione, facendosi consigliare da qualche persona del luogo”.

Brighi ipotizza la presenza di una strada (un Quintaro), oggi scomparso, verso Rimini. Di questa strada il professore ha individuato dei frammenti, dalla zona di via Pavirana fino a Rimini. E grazie a questa strada arrivò in poco tempo a Rimini oltrepassando il Rubicone.

“Non ho certo la velleità di ricostruire esattamente come andò quella notte – conclude Brighi – perché dopo 2072 anni si possono solo formulare ipotesi. Però, non dimentichiamolo, il territorio ci parla, anche oggi, con i toponimi, con i ricordi tramandati oralmente di generazione in generazione, con gli scoli e le quote della Centuriazione che sono un vero e proprio libro aperto, se lo si vuole leggere”.

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